I fondi riservati di Lombardo & Cascio

Novembre 1999. Grazie a un ribaltone romano trasferito in Sicilia, il Pds – cioè l’ex Pci – ‘conquista’ il Governo della Regione. Viene eletto presidente Angelo Capodicasa (lo elegge Sala d’Ercole, che allora eleggeva il presidente e i dodici assessori regionali). Agrigentino, il capo della giunta decide di dormire a Palazzo d’Orleans. Dà disposizioni di acquistare i lenzuoli. Gli addetti agli uffici, un po’ in difficoltà, gli rispondono che non ci sono i soldi… “Sa, il suo predecessore ha speso tutti i fondi riservati…”. (a destra, Angelo Capodicasa, ex presidente della Regione)

Quella dei fondi riservati è un’usanza tutta italiana: una certa somma viene messa a disposizione dei vari potenti di turno che, in teoria, dovrebbero spendere questi soldi per finalità istituzionali. E’ così? Nessuno ha mai creduto a questa favola. A Roma come a Palermo. 

Il Parlamento siciliano, dal 1946 ad oggi, ha scimmiottato il Parlamento nazionale (il Senato della Repubblica, per la precisione). Parlamentari e burocrati dell’Ars hanno lo stesso trattamento economico dei Senatori e dei burocrati di Palazzo Madama. E hanno anche i fondi riservati: li ha il presidente della Regione e li ha il presidente dell’Ars.

Per motivi che non abbiamo mai capito, i ‘casini’ – pochi, per la verità, in oltre sessant’anni di Autonomia siciliana – hanno sempre interessato i fondi riservati di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione. Ma nessuno ha mai puntato gli occhi sui fondi riservati della presidenza dell’Ars. Anche la nota dell’Ansa di oggi riguarda i fondi riservati del capo del Governo della Regione. Chissà, magari è la volta buona per chiedere al presidente dell’Ars uscente, Francesco Cascio, come ha speso in questi quattro anni i fondi riservati di propria competenza (che non sono inferiori a quelli di Palazzo d’Orleans).

Tornando al novembre del 1999, quando Capodicasa scopre che il suo predecessore, Giuseppe Drago, ha speso tutti i fondi riservati, va su tutte le furie. La vicenda finisce sui tavoli del Tribunale. Sotto accusa finiscono due ex presidenti della Regione: Giuseppe Drago e il suo predecessore, Giuseppe Provenzano.

Il processo stabilisce che i due non hanno speso i fondi riservati per finalità istituzionali. Da qui le condanne. Drago verrà poi eletto parlamentare nazionale. Ma due anni e mezzo fa è costretto a dimettersi da Montecitorio perché la condanna che ha subito prevede l’interdizione per due anni dai pubblici uffici.

Resta da chiedersi perché se i fondi riservati ci sono sempre stati – e sono sempre stati gestiti in modo tutt’altro che trasparente – a pagare sono stati soltanto Drago e Provenzano. Forse i predecessori dei due hanno fatto cose migliori? E che dire dei successori?  (a destra,l’ex presidente della Regione, Giuseppe Provenzano, foto tratta da alqamah.it) 

Da allora ad oggi non ci sono più state inchieste della magistratura sui fondi riservati della Regione. Che restano tali. In Sicilia i cittadini non sanno come il capo della giunta regionale e il presidente dell’Ars spendono questi benedetti fondi riservati. E’ anche difficile sapere a quanto ammontano ogni anno: e va dato atto ai cronisti dell’Ansa di avere fatto un ottimo lavoro facendo conoscere ai cittadini siciliani quanto ha speso la presidenza della Regione in materia di fondi riservati.

Nella nota dell’Ansa leggiamo – se non abbiamo capito male – che i fondi riservati della presidenza della Regione sarebbero passati da 200 mila a 500 mila euro. Sarebbe interessante capire – voce per voce – come il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha speso questi soldi. Dovrebbe essere lo stesso Lombardo a comunicarlo, per un fatto di ‘trasparenza’ e di democrazia. La stessa cosa dovrebbe fare il presidente dell’Ars uscente, Francesco Cascio. 

Lombardo e Cascio renderanno pubblici i nomi dei soggetti ai quali hanno distribuito i fondi riservati in questi quattro anni? Noi ne dubitiamo. In Sicilia solo la magistratura penale può fare rispettare certe regole di democrazia.  (a sinistra, l’ex presidente della Regione, Giuseppe Drago, foto tratta da ilclandestino.info)    

La nostra è una richiesta legittima e democratica. E’ suprefluo aggiungere che i fondi riservati di Palazzo d’Orleans e di Palazzo Reale non sono fondi, rispettivamente, ‘del’ presidente della Regione e ‘del’ presidente dell’Ars: al contrario, sono soldi della collettività che i due presidenti sono chiamati ad utilizzare per finalità istituzionali.

Nell’ambito delle finalità istituzionali ci sta la discrezionalità. Non ci convince, invece, la segretezza: che è tipica di chi ha qualcosa – o più cose – da nascondere.

Detto questo, conoscere a quanto ammontano i fondi riservati e, soprattutto, nelle tasche di chi sono finiti in questi quattro anni è importante. Ma è ancora più importante chiudere questi indecorosi capitoli della vita pubblica. Già 100 mila euro di fondi riservati sono tanti. Ma 500 mila euro sono una cifra esorbitante. Anzi, scandalosa. 

La magistratura penale e la Corte dei Conti farebbero bene a porre un argine a questa vergogna.  (a destra, il presidente dell’Ars, Francesco Cascio) 


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