Urbanistica, a Palermo è polemica sulle aree destinate ai servizi

A Palermo i vincoli urbanistici sono scaduti da cinque anni. La passata amministrazione comunale retta da Diego Cammarata li ha fatti passare in ‘cavalleria’, di fatto creando le condizioni per speculazioni. Ieri, nel corso di una riunione del Consiglio comunale, la vicenda è venuta alla ribalta con il ritiro di una delibera da parte dell’assessore comunale Tullio Giuffrè.

Che cosa può succedere in una città priva di Piano regolatore generale (Prg) lo spiega in un lungo comunicato stampa il consigliere comunale Rosario Filoramo, esponente di quella parte del Pd che da capo a Ignazio Marino, area del Partito notoriamente lontana dalla disponibilità agli imbrogli di una certa sinistra siciliana.  

“L’amministrazione Orlando – scrive Filoramo – rischia di proseguire l’inazione della precedente sindacatura Cammarata nella gestione urbanistica della città. La sentenza del Tar (Tribunale amministrativo regionale ndr), che riconosce ai proprietari di aree destinate a servizi il diritto a pretendere una nuova pianificazione urbanistica a seguito della decadenza dei vincoli all’esproprio, può diventare l’apripista per centinaia di casi analoghi col rischio che il territorio si ritrovi completamente sprovvisto delle aree destinate ai servizi previsti dagli standard urbanistici”.

“Dieci anni di pessima gestione del Prg e delle opere pubbliche che non sono state realizzate – precisa il consigliere comunale del Pd – hanno provocato danni consistenti ai proprietari di aree vincolate a servizi che per un decennio hanno atteso che il Comune espropriasse l’area , mentre l’intera comunità cittadina adesso rischia di perdere anche la speranza di avere servizi idonei in futuro. Ieri sera in Consiglio comunale il colpo di teatro definitivo: il ritiro da parte dell’assessore Giuffrè, della delibera da esso stesso presentata”.

“Due coincidenze sono una prova, se in questo caso sono tre… – dic Filoramo -. Allora mi chiedo: perché la delibera è stata predisposta in ritardo quando la sentenza del Tar è del mese di marzo e impone una variante da effettuare entro 120 giorni? Perché la formulazione della proposta di delibera era deboluccia nei contenuti e negli effetti, piuttosto un atto di indirizzo che una vera e propria variante come ordinato dal Tar? perché inopinatamente l’assessore Giuffrè decide di ritirarla mentre il Consiglio comunale si apprestava a deliberare?”.

“Troppi aspetti strani – aggiunge il consigliere comunale – una vicenda dai contorni poco chiari. Non possiamo subire questo atteggiamento inspiegabile e dannoso da parte dell’ Amministrazione Comunale. I cittadini hanno pieno diritto a tutelare la proprietà privata e conseguentemente ottenere la destinazione urbanistica delle aree, dall’altra parte è interesse del Comune garantire prioritariamente l’interesse pubblico”.

A questo punto Filoramo annuncia battaglia:ovvero un atto politico, oltre che amministrativo, che rischia di aprire un conflitto tra Sala delle Lapidi, sede del Consiglio comunale di Palermo, e giunta comunale: “Credo -annuncia Filoramo – che adesso tocchi al Consiglio comunale assumere le responsabilità da altri disattese. Presenterò una proposta di delibera di iniziativa Consiliare che preveda la ripianificazione con conferma delle aree destinate a servizi nelle more che il nuovo Prg ponderi quanti debbano essere e dove essi debbano essere allocati. Propongo nel contempo che venga garantito ai proprietari delle aree sottoposti a nuovi vincoli il legittimo indennizzo”.


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