Oggi qualche giornale si stupisce della candidatura a sorpresa di nello musumeci lanciata da gianfranco miccichè in coppia con il presidente della regione uscente, raffaele lombardo. In realtà, questa candidatura è emersa alla fine della scorsa settimana e noi, se non ricordiamo male, ne abbiamo dato contezza domenica mattina.
e Alfano e Romano rimasero con il cerino in mano!
Oggi qualche giornale si stupisce della candidatura a sorpresa di Nello Musumeci lanciata da Gianfranco Miccichè in coppia con il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo. In realtà, questa candidatura è emersa alla fine della scorsa settimana e noi, se non ricordiamo male, ne abbiamo dato contezza domenica mattina.
La candidatura di Musumeci, come abbiamo ricordato qualche giorno fa, nasce da un sondaggio riservato commissionato da Silvio Berlusconi in persona. Tale sondaggio avrebbe rivelato che Musumeci è il candidato più amato – e, con molta probabilità, quello che verrebbe più votato – dal popolo del centrodestra siciliano.
Gianfranco Miccichè conosce il risultato di questo sondaggio da tempo. E, precisamente, da quando gli esponenti del Pdl siciliano hanno detto no alla sua candidatura alla presidenza della Regione. In quelloccasione Miccichè ha detto: Trovatemi un candidato migliore di me e io mi ritiro. Quando pronuncia queste parole il leader di Grande Sud sa già come finiranno le cose.
Forse, con molta probabilità, non si aspettava che Angelino Alfano e i suoi più stretti collaboratori in Sicilia – dal presidente dellArs uscente, Francesco Cascio, al coordinatore regionale del Partito, Giuseppe Castiglione – gli sbarrassero la sttrada verso Palazzo dOrleans. Non che Miccichè si aspettasse affettuosità da Alfano, Cascio e Castiglione: molto più semplicemente, non si aspettava che i tre commettessero un errore politico-strategico così marchiano: il no a Miccichè da parte di Alfano, Cascio e Castiglione, infatti, lungi dallisolare il leader di Grande Sud ha, in realtà isolato chi questo no ha pronunciato.
Forse il saggio Senatore Giuseppe Firrarello aveva intuito la mossa di Miccichè. Ma, ormai, lo stesso Firrarello trova non poche difficoltà nel cercare di fare ragionare – politicicamente, sintende – Alfano, Cascio e suo genero Castiglione.
Il risultato di tutto questo ambaradan è che Angelino Alfano e lex ministro, Saverio Romano, sono rimasti con il cerino acceso tra le mani. Hanno di fatto promosso – e quindi politicamente giustificato – il riavvicinamento tra Grande Sud di Miccichè e lMpa di Lombardo. E sono rimasti con un candidato – il buon Roberto Lagalla – che adesso è sostenuto solo da due Partito: Pdl e Pid.
Non solo. Innocenzo Leontini, che insieme a un gruppo di parlamentari regionali del Pdl si era avvicinato al Pid con il progetto di dare vita a un nuovo soggetto politico, giustamente adesso si chiede: Che ci faccio qui. Anzi, se lo chiedono Leontini e il suo gruppo di parlamentari del Pdl (o forse sarebe meglio dire ex Pdl). E probabile, insomma, che Leontini e il suo gruppo si preparino a sostenere la candidatura di Nello Musumeci. Cosa che starebbero programmando anche gli uomini di Fli, capeggiati da Carmelo Briguglio, lMps di Riccardo Savona e lApi.
Insomma, il rischio è che, adesso, Alfano e Saverio Romano rimangano come due baccalà a sostenere una candidatura – quella di Lagalla – che adesso appare debole. A meno che Alfano e Romano non riescano a convincere lUdc di Pierferdinando Casini e di Giampiero DAlia ad abbandonare Rosario Crocetta, candidato del Pd di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, e di passare, armi e bagagli, a sostenere Lagalla.
Il disegno – che appare fantapolitico – tanto fantapolitico poi non è. Da giorni, infatti, Casini e DAlia starebbero maturando la sgradevole sensazione di essere finiti a fare i guardiani del bidone targato Pd, ovvero di Crocetta che, per oscuri motivi, si sente già presidente della Regione.
Insomma, tra la candidatura di Nello Musumeci – che con Lombardo, Miccichè, Fli, Leontini, Mpa di Savona, Api rischia di uscire dal collegio di Catania con l90 per cento dei voti – e la candidatura di Lagalla, Casini e DAlia, che sono sempre ossimoricamemte coerenti con le proprie scelte politiche, anche se le cambiano spesso, starebbero pensando di mollare Crocetta per appoggiare Lagalla.
Così, tanto per sndare il terreno, gli stessi Casini e DAlia avrebbero mandato in avanscoperta alcuni tra i loro uomini più fidati che hanno svolto egregiamente il compito di far girare la voce che a loro la candidatura di Lagalla starebbe bene.
Insomma, Lagalla – pur non avendo un Partito alle spalle (o forse proprio per questo) – riscuoterebbe la fiducia di quasi tutti gli ex democristiani.
Logicamente, se tale tesi è vera, bisognerebbe trovare il modo di dirlo a Crocetta, Cracolici e Lumia: questi ultimi due -nel caso in cui lUdc passasse, armi e bagagli, verso Lagalla – rimarrebbero con il cerino tra le mani, cerino che, come abbiamo detto, in queste ore, è nelle mani di Alfano e Romano (foto in basso a destra tratta da politica24.it)