A giugno il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo record: 1972,9 miliardi di euro rispetto ai 1966,3 miliardi di euro di maggio. Lo annunciano il 'becchino', pardon, il bollettino statistico della banca d'italia.
Euro, Eurozona ed Europovertà
A giugno il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo record: 1972,9 miliardi di euro rispetto ai 1966,3 miliardi di euro di maggio. Lo annunciano il ‘becchino’, pardon, il Bollettino statistico della Banca d’Italia.
Il Corriere della Sera – che ormai è il giornale più ‘Eurozonista’ d’Italia – annuncia che la presenza di un’idea (che non sembra platonica) “di una nuova figura a cui affidare il compito di tagliare il debito”.
Domanda al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli – peraltro ‘ferrato’ in economia -: direttore, in democrazia il taglio del debito pubblico non dovrebbe essere compito della politica? Dobbiamo continuare con Monti, Passera e via continuando?
Il Corriere della Sera ci fornisce un’ulteriore, ‘preziosa’ spiegazione: “Un Supercommissario con l’obiettivo di recuperare 20-30 miliardi l’anno nel prossimo lustro. Un Supercommissario al debito che affiancherebbe il Supercommissario alla spending review Enrico Bondi (e potrebbe anche essere la stessa persona)”.
Altra domanda al direttore del Corriere della Sera: caro direttore, non sappiamo se le è capitato, negli ultimi tempi, di passare dalla Sicilia: bar e negozi storici che chiudono a catena; non parliamo dei negozi di abbigliamento: ad agosto, in genere, con gli sconti, sono pieni: in questi giorni, nonostante gli sconti, sono vuoti; ancora più deprimente andare a fare la spesa nei supermercati: sempre meno gente, carrelli sempre più ‘leggeri’, con la persone che, prima di infilare nel carrello un genere alimentare, osservano tre o quattro volte il prezzo.
Detto questo, di grazia, direttore: da quali tasche dovrebbero essere prelevati i “20-30 miliardi di euro l’anno per il prossimo lustro”?
Direttore, non le sorge il dubbio, visto che lei avrà letto e meditato più e meglio di noi le opere di Keynes e Schumpeter, che tutta questa povertà dilagante dipenda dall’euro e, soprattutto, da come viene gestita la cosiddetta Eurozona? Perché continuare a negare che l’Unione Europea ci ha impoveriti? L’esperienza del Minculpop – a proposito di verità e informazione – non ha insegnato proprio nulla?
Foto tratta da parma5stelle.it