Commissariare la Sicilia? Pioggia di reazioni

Se ci sia dietro la voglia di farsi fuori (politicamente parlando) il governatore Raffaele Lombardo, oppure affari in corso lungo l’asse Palermo-Roma (dall’affidamento delle coste siciliane ai privati, all’energia, tanto per citare qualche esempio),  o se si incorra nel solito errore storico sull’Autonomia siciliana (applicata solo in minima parte) ancora non è chiaro.  Fatto sta che le dichiarazioni del senatore dell’Udc, Gianpiero D’Alia e del vice di Confindustria, Ivan Lo Bello, che invocano il commissariamento della Sicilia da parte del governo  nazionale, hanno scatenato un putiferio.

Grande Sud News, ad esempio,  l’organo di informazione online del movimento politico guidato da Gianfranco Miccichè, scrive: “Sottolineare che la Sicilia viva una situazione drammatica, tanto dal punto di vista economico quanto sociale, è una cosa. Chiedere il commissariamento della Regione è un’altra. Quest’ultimo, così come spiegato nell’intervista rilasciata ai cronisti di Clandestinoweb dal professor Verde, esimio costituzionalista e già preside della facoltà di Giurisprudenza di Palermo, è impossibile. L’art. 120 della Costituzione italiana è inapplicabile”.

“Appurato ciò – prosegue il corsivo di Grande Sud News -, è mai possibile che esponenti di primo piano di partiti nazionali e importanti rappresentati del mondo produttivo, tutti più o meno accomunati dal desiderio di candidarsi alla Presidenza della regione siciliana, possano disconoscere questo dato di fatto? Si parla tanto di anteporre le ricette per salvare la Sicilia alle coalizione, agli uomini. Ma – continua – se le soluzioni che vengono proposte sono di natura anticostituzionale, allora sarebbe opportuno riflettere sulle priorità. A nostro avviso, gli uomini valgono tanto quanto i programmi che verranno proposti ai cittadini siciliani alle prossime elezioni regionali. Anzi, di più. Soprattutto – conclude l’editoriale – se la ‘ignoranza’ di qualcuno su aspetti fondamentali dell’assetto istituzionale della nostra regione è utile per fare chiarezza sulle capacità e competenze”.

Al fianco di  LoBello si schiera un altro aspirante governatore: Claudio Fava. Che dice: “Lo Bello ha ragione: la Sicilia rischia un default economico e morale senza precedenti. Grazie anche allo statuto speciale e all’uso dissennato che ne e’ stato fatto. Bisogna impedire al presidente Lombardo di continuare a saccheggiare la politica regionale. Monti intervenga – continua Fava – esiste una soglia di decenza istituzionale, che questo governatore e i partiti che lo sostengono hanno travolto”.

Di tutt’altro tono il commento del Mpa:Le dichiarazioni del sen. D’Alia che invocano il governo nazionale di commissariare la Sicilia sono imbarazzanti non solo sotto il profilo costituzionale ma soprattutto sotto quello politico perche’ rappresentano una nuova declinazione della pulsione centralista: quella infantile. Come di chi, non essendo riuscito a mandare a casa Lombardo con la mozione di sfiducia, chiede aiuto a Monti perche’ ci pensi lui. Somiglia tanto a quei bambini che implorano il papa’ perche’ il bambino cattivo non li fa giocare’. Lo ha detto il sen. Giovanni Pistorio, coordinatore regionale del partito di Lombardo.

Per il Pid invece:  ‘L’esponente di Confindustria, Ivan Lo Bello, sa che la Sicilia vive un dramma finanziario che la trascina quasi al fallimento anche per l’inefficienza che da quattro anni governa la Sicilia, attraverso esperimenti ‘a geometrie variabili’, che nulla hanno a che fare con la politica, ed ai quali talvolta non si e’ sottratta nemmeno l’organizzazione degli industriali’. Lo afferma RudyMaira, segretario regionale del Pid-Cantiere popolare e capogruppo del partito all’Assemblea regionale siciliana. Che aggiunge: “Giammai pero’ invocherei il commissariamento della Sicilia. Trovo questa sortita, che spero Lo Bello non condivida, una proposta che esclude proprio i siciliani, e la politica regionale, dalle esigenze cogenti di risanamento.

E ancora Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars: “Ad aver fallito non e’ l’autonomia ma quella classe dirigente che per troppi anni ha massacrato la Sicilia. Il nemico non e’ l’autonomia ma chi l’ha utilizzata male, anche con il consenso di parte dei siciliani e di quelle forze politiche e sociali che oggi si indignano dopo che per anni, pur di garantirsi assurdi privilegi, hanno banchettato con chi devastava la Sicilia. Concordo con quanti chiedono di essere rigorosi nei confronti di chi ha portato la Regione sul baratro – prosegue – ma ‘gettare il bambino con l’acqua sporca’ sarebbe un grave errore. Qualcuno, forse, pensa che se la Sicilia fosse stata governata da Roma, oggi la situazione sarebbe diversa? C’e’ forse, oggi, un Mezzogiorno che ‘funziona’ grazie alle politiche nazionali?’.

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