Al Nord parte la rivolta fiscale. E in Sicilia?

In Italia sta esplodendo la rivolta fiscale. La Lega, con quello che, con molta probabilità, sarà il suo nuovo leader, Roberto Maroni, lancia la proposta di non pagare l’Imu, l’imposta che dovrebbe sostituire – maggiorandola – la vecchia Ici sulla prima casa. Il nuovo leader leghista ha già mandato avanti i 500 sindaci del suo partito. I quali, nei prossimi giorni, inizieranno una campagna porta a porta con i cittadini. “La gente non deve scendere in piazza, ma deve fare obiezione fiscale. Allora sì che salterà il banco”.

La Lega annuncia anche che molti Comuni del Nord daranno il benservito ad Equitalia, lo strumento inventato dal ‘liberale’ Silvio Berlusconi per strangolare famiglie e imprese.

Il sindaco di Milano, Giuliani Pisapia, che pure non ci sembra un leghista, ha subito aderito all’iniziativa. Per un motivo semplice: perché la rivolta fiscale è giusta. Come abbiamo scritto circa una settimana fa su questo giornale, la vera emergenza nazionale, in questo momento, è il governo di Mario Monti: un governo che deve essere mandato a casa.

Un governo, quello di Monti, che sta impoverendo i pensionati, che sta massacrando le categorie più deboli, che sta provando in tutti i modi a smantellare lo Statuto dei lavoratori. E che, adesso, con l’operazione Imu, punta a colpire al cuore le famiglie: prima organizzando il ‘saccheggio’ dei loro risparmi e, tra qualche anno, costringendo le stesse famiglie a vendere le proprie case.

Dietro questa operazione c’è una regia. I poteri forti che sponsorizzano Monti sanno che l’Italia ha sì un alto debito pubblico, ma sanno anche che i cittadini italiani hanno discreti risparmi messi da parte e sono proprietari, in media, di uno e due appartamenti. Ed è su questi due beni che i poteri forti si sono concentrati: i risparmi e le case degli italiani. In pratica, vogliono fare all’Italia quello che hanno già fato alla Grecia.

Con l’entrata dell’Italia l’euro siamo stati fatti ‘prigionieri’ da questi signori. Con il ricatto dello spread, che sale e scende a ‘comando’, si sono piazzati nella ‘stanza dei bottoni’ del nostro Paese. Adesso sono passati alla fase tre: prendersi i risparmi e le case per trasformare l’Italia in un Paese di pezzenti. A questo, per chi non l’avesse capito, serve l’Imu. Cominceranno dal Sud e poi, piano piano, saliranno verso il Nord.

Chi regge in Parlamento questo infame gioco? Il Pdl, il Pd e l’Udc. Tre partiti che, invece di parlare dei problemi delle famiglie che non potranno pagare l’Imu, discutono, da oltre un mese, di come fottersi i soldi del finanziamento pubblico che dovrebbe andare agli stessi partiti. I ‘capi’ di questi tre simulacri della mala politica italiana – Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Piefardinando Casini – attaccano Beppe Grillo. Dicono che rappresenta l’antipolitica. Mentono: la vera antipolitica sono loro. Sono questi tre signori – Alfano, Bersani e Casini – tengono in vita, in Parlamento, un governo – il governo Monti – che, con la scusa che deve ‘risanare’ i conti dell’Italia, punta ad ‘alleggerire’ gli italiani dei loro risparmi e delle loro case.

Al Nord personaggi della politica lontanissimi tra loro – Maroni è un leader leghista, mentre il sindaco di Milano, Pisapia, è sempre stato un uomo politico di sinistra – lo hanno capito e stanno organizzando la ‘resistenza’ contro un governo antidemocratico e pericoloso.

E in Sicilia? Come abbiamo scritto la volta scorsa, il primo segnale che i siciliani debbono dare a questi signori è mandare a quel paese il Pdl, il Pd e l’Udc. Tra sette giorni si vota? Bene, cari siciliani: non votate per i candidati a sindaco del Pdl, del Pd e dell’Udc. E non votate per i candidati al Consiglio comunale di Pdl, Pd e Udc.

Per fortuna siamo ancora in democrazia: e in democrazia, l’unico modo per difendersi è il voto. E allora usiamo bene il nostro voto. Dopo di che, anche da noi, qui in Sicilia, va organizzata la ‘resistenza’ contro i poteri forti del governo Monti.

Nella nostra Isola, purtroppo, viviamo un momento difficilissimo. Al ‘timone’ c’è un governo – il governo retto da Raffaele Lombardo – che definire inutile e dannoso è poco. Un governo che ha provato – con la una manovra di bilancio falsa, che è stato giustamente impugnato dal commissario dello Stato, a riproporre i vecchi schemi clientelari anche in assenza di risorse finanziarie. Una follia.

Un governo regionale che parla di federalismo e poi insiste con gli arnesi della vecchia politica clientelare: 22 mila precari da ‘stabilizzare’ nei Comuni (che, per inciso, sono quasi tutti al ‘verde’: dunque non si capisce come dovrebbero assumere a tempo indeterminato tutto questo personale); un ‘carrozzone’ (l’Irfis, svuotato del ramo d’azienda bancario, e quindi un guscio vuoto), che il governo avrebbe voluto finanziare con 800 milioni per organizzare altre clientele; la solita tabella H con la quale spartire oltre 50 milioni di euro ad amici & parenti. E adesso un mutuo da oltre 500 milioni di euro – approvato per la seconda volta nella stessa sessione legislativa, visto che la prima volta è stato impugnato – per pagare, sostanzialmente, altra spesa corrente. L’ennesima follia.

Noi ci auguriamo che il commissario dello Stato faccia giustizia per la seconda volta di questa manovra assurda. Per mandare a casa un governo regionale inutile e commissariare la Regione. L’unico modo, il commissariamento, per scoperchiare il ‘pentolone’: cioè per capire a quanto ammonta il vero deficit della Regione che continua ad essere nascosto tra le pieghe di un bilancio truffaldino: basti pensare alle oltre 40 società collegate alla Regione delle quali i cittadini siciliani non sanno nulla, in violazione della legge finanziaria del 2010, che invece impone al governo regionale, ogni anno, di far conoscere all’Assemblea – e quindi ai cittadini – i costi e i bilanci di tali società.

Liberata la Sicilia da questo governo che ha fatto solo grandi danni, anche noi dobbiamo cominciare a organizzarci come stanno facendo nel Nord Italia. La verità è che in Sicilia gli unici che, fino ad ora, hanno posto questioni sociali ed economiche serie sono stati i ‘Forconi’. Ma la malapolitica siciliana che imperversa, con lo strumento delle promesse – che non verranno mantenute – è riuscita a imbrigliare questo grande movimento di massa.

Ma il gioco, ormai, è stato scoperto.

A differenza di una città come Milano – che è amministrata bene – e di tanti Comuni del Nord Italia – che se la passano meglio di noi, anche se pure loro, ormai, tirano avanti con difficoltà – noi, qui in Sicilia, partiamo da un grande svantaggio. Ma il castello delle clientele della vecchia politica siciliana è crollato. E, per fortuna, non ci sono solo i vecchi partiti collusi con le peggiori logiche siciliani.

E allora? E allora mettiamo da parte Pdl, Pd, Udc, Mpa e guardiamo soltanto ai partiti sani. Ci sono i partiti della sinistra non contaminati dai giochi governativi e clientelari. Ci sono i grillini che si sono appena affacciati nello scenario politico siciliano e sono già determinati. Ci sono tanti piccoli movimenti sicilianisti che dovrebbero smetterla di dividersi in mille rivoli e provare, invece, a fare sintesi politica.

Ci sono anche organizzazioni sindacali fuori dai giochi. La base della Cgil e alcune categorie della stessa Cgil – come quella dei medici – non si sono mai piegate al consociativismo dei vari governi regionali. I pensionati iscritti alla Cgil e alla Uil non sono stati contaminati dalla malapolitica. E lo stesso discorso vale per i sindacai autonomi di alcune categorie. Sono invece da scartare, purtroppo, quasi tutte le rappresentanze del mondo imprenditoriale siciliano, perché da anni abbarbicate alla spesa pubblica. E c’è, soprattutto, la società sana della Sicilia: i Movimenti – come quello dei ‘Forconi’ – che rappresentano la parte viva della realtà siciliana.

Da qui dobbiamo partire. La Lega ha attraversato un periodo difficile.a ne sta venendo fuori. I poteri forti pensavano di averla distrutta, perché in Parlamento era l’unico partito che si opponeva al governo Monti. Ma la Lega, ormai, è radicata nella società del Nord Italia. Maroni la sta rilanciando e – alla faccia di certa informazione ‘teleologica’ – la rivolta fiscale prenderà piede.

Adesso tocca alla Sicilia. Che ha il dovere di liberarsi dal giogo della vecchia politica e di rilanciare la vera Autonomia. Una Sicilia dei ‘Movimenti’ che non dovrà andare al traino della rivolta che monta nel Nord del Paese, ma dovrà presentare una propria proposta partendo dal ‘basso’, propio come hanno fatto lo scorso gennaio i ‘Forconi’.

Foto di Roberto Maroni tratta da biografieonline.it

Foto di Giuliano Pisapia tratta da attualita.tuttogratis.it

 

 


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