Riprendiamo dal sito web di Repubblica un'intervista al cantante. Un dialogo su mafia e coraggio: "Per fortuna date fastidio". Due le date calabresi: Cosenza, questa sera, e Locri, il primo gennaio
Jovanotti terrà un concerto per i ragazzi di Locri
Intervista a cura dei ragazzi di Locri, che curano il blog su “Scuola & Giovani” di Repubblica e il sito www.ammazzatecitutti.org.
Sei sempre stato una sorta di simbolo per noi giovani, canti le speranze, i sogni, i dubbi, la rabbia di chi come noi manifesta, si impegna e cerca di migliorare una società della quale spesso non si sente di far parte. Pensi che ci sia una speranza di rompere il “muro di gomma”?
“Non è una questione di speranza, i muri di gomma sono di gomma e non si rompono ma si possono superare, e voi lo avete fatto. Il muro di gomma resterà lì ma voi avete dimostrato che si può superare, e questo esempio vale per chiunque. Io non so quanto la vostra lotta potrà servire a cambiare lo stato delle cose ma so che servirà a voi e a chi seguirà il vostro esempio. La vostra vita dal momento in cui vi siete alzati e avete fatto sentire la vostra voce è una vita più intensa, più ricca, voi avete già vinto riconoscendo quel muro di gomma, affrontandolo a viso aperto, scegliendo la strada della lotta in un mondo che non ama i lottatori ma ‘premia’ chi si allinea alle forze dominanti”.
Ci siamo ribellati, è vero. Ma c’è il rischio che tutto quello che stiamo facendo non si concretizzi. Quanto secondo te le manifestazioni possono influire sulle decisioni prese dalla politica?
“La politica siete voi, l’unica politica che oggi ha senso è quella che state facendo voi, che è una politica delle emozioni. Voi non solo potete incidere sulle decisioni ma potete indicarle, pretenderle. Non domandatevi se la ‘politica’ vi risponderà, perché se non dovesse
rispondervi voi che farete? Penserete che allora hanno ragione i mafiosi? Una risposta voi la dovete pretendere, non solo sperare, e chi vi risponde deve farlo chiaramente e dirvi cosa ha in mente, quali progetti vuole realizzare, con chi, con quale tipo di trasparenza.
La ricchezza della vostra ribellione è nella sua assoluta vitalità, e i politici in genere (non tutti, molti però) non amano molto la vitalità, a meno che non trovino un modo di sfruttarla per ottenere qualche voto in più. la vostra ‘ribellione’ è una lezione per la politica del nostro paese. La battaglia in campo in questo momento è tra una cultura della violenza e del sopruso e una cultura dell’essere umano evoluto e in grado di costruire rapporti, di amare, di conoscere, di perseguire la giustizia e la libertà. Queste due visioni del mondo sono ben distribuite anche all’interno degli organi della politica, la stessa lotta che c’è nel vostro territorio c’è in parlamento, nel mercato, nell’industria, nella scienza, addirittura nelle religioni.
Voi date fastidio a un sacco di gente, anche a molti di quelli che oggi vi applaudono, questo lo sapete vero? Ma quello che state facendo è grande perché cresce dal seme più forte che si può piantare: il sacrificio della vita di qualcuno in nome di una causa giusta”.
Nella tua ultima canzone “Mi fido di te” ci hai parlato della fiducia che deve intercorrere tra uomini. Cosa ti sentiresti di dire a chi in Calabria la fiducia l’ha persa da tempo nei confronti delle istituzioni?
“Io sono solo un artista popolare, non ho nessuna autorità per dire ai calabresi cosa fare, come non ce l’ho per dirlo a nessuno. La mia autorità è solo nell’ambito delle rime delle mie canzoni”.
In questi giorni siamo stati al centro dell’interesse nazionale ma la nostra paura è quella di finire nel dimenticatoio. Come noi hai sempre combattuto in nome della legalità e dei diritti civili. Ti chiediamo di diventare a tutti gli effetti il nostro portavoce: te la senti?
“Mi chiedete una cosa che mi emoziona ma io non sarei un buon portavoce, e voi non avete bisogno di un portavoce, quello che state facendo lo riuscite a comunicare molto bene. Io mi sento vicino alla vostra lotta e vi ammiro molto e per me è un grande onore che mi abbiate invitato a suonare nella vostra terra. Anzi guardatevi bene dai portavoce per adesso, se posso darvi un consiglio, mantenetevi aperti come un vero e proprio ‘forum’ di discussione, una rete di
cuori e intelligenze e muovetevi seguendo il vostro senso di giustizia”.
Tu, in molte delle tue canzoni hai affrontato temi difficili e problematiche che l’uomo, di qualsiasi parte del mondo si è trovato ad affrontare. Pensi che proprio la musica possa aiutare a “smuovere le coscienze” e, nel nostro caso, possa contribuire all’allontanamento della mentalità mafiosa a favore della cultura della legalità?
“La musica arriva al cuore e per questo può succedere che una canzone o una melodia servano a darsi coraggio, a riconoscersi, a far affiorare forze nascoste. Ma anche i mafiosi ascoltano musica e ballano e fischiettano le canzoni che sentono alla radio quindi non bisogna responsabilizzare la musica o affidarle una esclusiva, la musica ha a che fare con tutto quello che è umano, gli impulsi, i sentimenti, lo spirito, la carne, il sesso, l’amore, la violenza, la politica, la vita, la morte… tutto. Se ci sono emozioni ci sarà una musica che le aiuterà a esplodere, se c’è una lotta per il bene ci sarà una musica che la sosterrà, e io sarò pronto a suonarla, se vorrete”.