I pubblici ministeri etnei chiedono l'archiviazione della querela per diffamazione presentata dal padre dell'ultrà catanese, Roberto Speziale, perché «il commento della Grasso appare inequivocabilmente rivolto a Antonino Speziale e non al denunciante che, quindi, non può ravvisare alcuna lesione alla sua reputazione». L'avvocato Giuseppe Lipera si è opposto
Speziale, stop alla querela a vedova Raciti Procura: «Il padre non è la persona offesa»
Roberto Speziale, padre dell’ultrà del Catania Antonino, «non è la persona offesa dal reato» e quindi secondo la procura di Catania «non è legittimato a proporre querela» per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Marisa Grasso, vedova dell’ispettore di polizia Filippo Raciti. La querela era arrivata dopo le dichiarazioni della vedova Raciti dello scorso maggio che, come riportato dalla stampa, avrebbe detto: «Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga. E’ un mercante di morte». Antonino Speziale è stato condannato a otto anni per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo Raciti, avvenuto durante gli scontri conseguenti alla partita Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.
Con queste motivazioni, dunque, la procura etnea chiede al giudice per le indagini preliminari di archiviare la denuncia che Roberto Speziale aveva presentato nel maggio scorso. «Il commento di Grasso appare inequivocabilmente rivolto a Antonino Speziale e non al denunciante che, quindi, non può ravvisare alcuna lesione alla sua reputazione», scrive il pubblico ministero.
L’avvocato della famiglia Speziale, Giuseppe Lipera, ha subito presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. «Si è di fronte a una diffamazione conclamata, a un evidente danno di immagine non soltanto del denunciante, ma di tutta la famiglia». Citando poi una sentenza della Cassazione, afferma: «L’autorevolezza nell’espletamento del ruolo genitoriale contribuisce all’onore della persona, la denigrazione di tale aspetto costituisce un’offesa personalmente rilevante».
Due giorni fa il tribunale di sorveglianza di Palermo aveva deciso sei mesi di sorveglianza speciale per Antonino Speziale, nel carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano dove si trova rinchiuso. Provvedimento dettato dai comportamenti tenuti in prigione dall’ultrà, tra cui unaggressione, insieme ad altri detenuti catanesi nei confronti di un palermitano e cori da stadio contro lo Stato, la polizia e i carabinieri.