L'Europea servizi terminalistici - azienda di servizi di logistica portuale - ha realizzato un report sul traffico merci dello scalo etneo nel 2013, in crescita rispetto agli anni precedenti. Numeri però ancora molto distanti da quelli delle principali strutture italiane. «Si parla solo di sviluppo turistico, ma il porto di una grande città deve sintetizzare tutte le istanze produttive», spiega il portavoce Mauro Nicosia. A tal fine si attende il completamento della nuova darsena, previsto a settembre
Porto, 40% in più del traffico merci nel 2013 Ma il resto d’Italia è ancora lontano
C’è chi nel futuro del porto di Catania vede insieme sviluppo turistico e commerciale. Una convivenza tra le due diverse anime che, dati alla mano, sarebbe possibile realizzare in nome dei benefici economici per il territorio. Nei mesi scorsi l’Europea servizi terminalistici – azienda che opera nei porti di Catania e Palermo occupandosi dei servizi di logistica retro portuale, armamento, spedizioni internazionali e doganalistica – ha realizzato un report sul traffico merci del porto etneo nel 2013, in crescita rispetto agli anni precedenti: 5 milioni 800mila tonnellate di merci movimentate (+ 20 per cento rispetto al 2012) e 18mila 600 container (+ 40 per cento).
Numeri che permettono allo scalo catanese di superare quello palermitano e di posizionarsi in cima alla classifica dei porti siciliani come volume di traffico di container. Anche se, uscendo dai confini dell’Isola, l’entusiasmo viene ridimensionato. Nonostante il trend positivo, infatti, Catania resta lontana dai porti italiani più importanti. Distanza incolmabile rispetto a Gioia Tauro, con i suoi tre milioni di container all’anno. Ma anche da un porto come Livorno, che ospita 300mila movimenti. «Questi sono porti hub, dove le navi portacontainers scaricano e da dove ripartono nuove navi che smistano la merce nei porti più piccoli», spiega Mauro Nicosia, portavoce della Europea servizi terminalistici secondo cui il confronto va fatto con porti insulari come quello di Palermo o che servono territori più piccoli come Bari.
«Le statistiche di Catania sono in controtendenza rispetto allo scenario nazionale, dal 2013 al primo trimestre di questanno, si registrano dati significativi oltre che incoraggianti. Questo significa che nella Sicilia orientale, il bacino che il porto di Catania serve, c’è una ripartenza dell’attività industriale», sottolinea Nicosia. Ma questo settore, secondo l’impresa di servizi di logistica, viene sottovalutato. «Si parla solo di sviluppo turistico, ma nessuna grande città vive solo di turismo – continua il portavoce – e i porti sintetizzano tutte le istanze produttive di quella determinata comunità». A tal fine è atteso il completamento della nuova darsena. «Lì si potrebbero concentrare le attività commerciali, liberando spazi nel porto antico da dedicare al traffico turistico e crocieristico». Uno scenario che dovrebbe cominciare a concretizzarsi a partire da settembre, data di consegna dei lavori.