Questa mattina l'assessore al Welfare del Comune di Catania, Fiorentino Trojano, ha espresso la necessità di una «riorganizzazione degli asili nido comunali, in corrispondenza dell'arrivo dei fondi Pac». L'affermazione arriva dopo la nuova polemica lanciata da rappresentanze sindacali e da Catania Bene comune: pochi bambini, a causa delle rette troppo alte. Una situazione che mette a rischio i posti di lavoro delle cooperative sociali impegnate nel servizio
Asili nido, nessun accordo sui lavoratori Trojano incontra solo i dipendenti comunali
«Alla luce dell’arrivo dei fondi Pac (piano d’azione e coesione, ndr) abbiamo bisogno di modalità organizzative diverse. Al momento ci occupiamo degli operatori comunali, subito dopo sarà il turno dei lavoratori delle cooperative ai quali saranno dati, in convenzione con il Comune, due degli asili». Così l’assessore al Welfare Fiorentino Trojano questa mattina in occasione di una riunione in assessorato dedicata alla riorganizzazione degli asili nido comunali e per cui in questi giorni sono di nuovo scoppiate nuove polemiche. Secondo i lavoratori, le loro rappresentanze sindacali e il movimento politico Catania Bene comune sarebbero troppo alte le rette, troppo pochi i bambini e così diversi posti di lavoro sarebbero a rischio.
All’incontro a cui avrebbero voluto partecipare anche le lavoratrice delle cooperative, ma non è stato loro possibile. Anche al dirigente sindacale Confsal, Antonio Santonocito, che le rappresenta, in un primo momento era stato negato l’accesso, ma poi ha partecipato anche lui. «Nella nuova definizione ci sono ricadute anche per i lavoratori delle coop, inoltre non capisco l’urgenza di fare adesso questa organizzazione se le iscrizioni degli asili sono possibili fino a l’autunno, quindi non si ha ancora contezza dei numeri», afferma Santonocito. Quando il delegato esce dalla riunione, conferma la versione dell’assessore.
Le modifiche previste riguardano comunque soltanto la rioganizzazione del personale -comunale e non – e delle strutture, perché «nessuna modifica è prevista per quanto riguarda le tariffe, non possiamo fare altrimenti», annuncia l’assessore. Notizie poco rassicuranti secondo le lavoratrici delle cooperative, che oltretutto sono in credito di diverse mensilità, e che quindi annunciano guerra. «Si dice che almeno 40 di noi perderanno il lavoro e che rimarranno solo sette strutture perché ci sono meno di 150 bambini iscritti al momento e non sono sufficienti», lamentano le operatrici non comunali.
Sembrerebbe, inoltre, che l’esistenza o meno di alcune strutture dipenda dalla volontà delle assistenti comunali. «Possono scegliere se continuare a lavorare in asilo oppure essere trasferite in ufficio. E, se dovessero scegliere questa strada, la chiusura di alcune strutture non più coperte sarebbe garantita», continuano le colleghe delle cooperative. Lanciando quindi un appello al primo cittadino etneo, Enzo Bianco, perché faccia qualcosa per invertire la tendenza negativa. «Nella sua precedente sindacatura ha molto investito negli asili nido, adesso vuole perdere il lavoro fatto? – commenta il sindacalista Santonocito – Nelle condizioni economiche odierne, un’amministrazione che si dichiara di sinistra dovrebbe essere più vicina alle fasce deboli e cercare di togliere altrove mantenendo il servizio che diventa fondamentale in alcuni quartieri non troppo sicuri».