Un incontro per puntare i riflettori sul porto e sul milione e mezzo di metri cubi di cemento di cui 363mila si sostituiranno al mare. E' quanto prevede il progetto del Comune etneo, fermo ai nastri di partenza dal 2007. «Siamo preoccupati dalle mire speculative», sostengono gli esponenti del partito, che hanno chiesto l'intervento del ministro dell'Interno Angelino Alfano, di quello dello Sviluppo e del Territorio Maurizio Lupi e del sindaco di Catania Enzo Bianco
Piano regolatore portuale, la denuncia Sel: «Troppo cemento e speculazioni»
Un’interrogazione parlamentare e una lettera aperta all’Autorità di vigilanza lavori pubblici e all’Autorità nazionale anti corruzione per puntare i riflettori sulla vicenda del piano regolatore del porto di Catania. «Un progetto con potenzialità criminogene», lo definiscono Marcello Failla, Francesco Alparone e Enrico Giuffrida di Sel, Sinistra ecologia e libertà. «Troppo il cemento previsto, ovvero un milione e mezzo di metri cubi, di cui 363mila si sostituiranno al mare per urbanizzare ancora di più il porto. Praticamente un nuovo quartiere da 20mila persone», dichiara Marcello Failla, responsabile delle politiche dell’area metropolitana per il partito. Un progetto che non sembra proprio sposarsi con i piani di porto green di cui ha parlato a CTzen il commissario straordinario Giuseppe Alati.
Il piano regolatore del porto, approdato in commissione urbanistica del Comune nel 2007, è stato subito bocciato quasi all’unanimità e quindi non è mai arrivato in Consiglio. Il parere dell’assemblea cittadina è però obbligatorio e vincolante, quindi il piano non è mai stato rinnovato e rimane in vigore quello del 1978. «Già nel 2007 abbiamo fatto protocollare una lettera aperta di denuncia perché nessuno potesse dire “Io non lo sapevo”, ma il rischio rimane, – spiega Failla – e in effetti ci siamo riusciti. Non possiamo mollare, però», aggiunge.
Ancora niente di definito quindi, ma poiché nulla in quel piano sembra essere stato modificato, le preoccupazioni rimangono. «Viene meno lo spirito della legge numero 84 del ’94 secondo la quale si devono potenziare le principali attività della struttura come quelle da diporto, le officine per le manutenzioni dei mezzi o i punti di servizio per i turisti. Sul piano si parla invece genericamente di finalità commerciali», aggiunge Francesco Alparone.
Considerata un’opera non utile per i cittadini, è paragonata dai rappresentanti di Sel al parcheggio Europa, come esempio locale, e al Mose (mega-infrastruttura che dovrebbe salvare Venezia dagli allagamenti, ndr) come esempio nazionale. «La storia della città e non solo, ci fanno pensare a speculazioni su speculazioni – continua Alparone – Lo sappiamo tutti, nessuno usa quel parcheggio per cui, addirittura, i Virlinzi vogliono chiedere un risarcimento danni. Non possiamo accettare che la storia si ripeta», dice.
I rappresentanti di Sel hanno quindi deciso di chiedere l’intervento sia del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi che di quello dell’Interno Angelino Alfano. «Ma vogliamo sapere anche come la pensa il sindaco Enzo Bianco», conclude Enrico Giuffrida.