Un anno difficile per lo scalo etneo il 2012: la cessazione dell'attività di Wind Jet e la chiusura della pista per un mese hanno comportato un calo di passeggeri dell'8 per cento. In più la crisi delle società controllate, con in testa la Katàne handling, da pochi giorni in vendita. Causando, secondo il bilancio, perdite per la Sac spa di poco più di due milioni. Una cifra fin troppo prudente, considerando l'ambiguità di una fetta dei crediti attesi. Tanto che in potenza, per il 2013 la perdite potrebbero arrivare a 20 milioni di euro
Bilancio Sac, troppo bello per essere vero Crediti da verificare e partecipate in rosso
Sono milioni gli euro di perdite per le sole società partecipate nel 2012. A conseguenza delle quali la controllata Katàne handling è stata messa in vendita pochi giorni fa. Eppure il bilancio Sac spa, la società a totale partecipazione pubblica che gestisce l’aeroporto di Fontanarossa, chiude con poco più di due milioni di rosso. Ma le perdite reali potrebbero per il 2013 attestarsi tra i 15 e i 20 milioni. La società somma infatti tra i crediti «certi» per l’anno appena trascorso ben 21 milioni provenienti dalle società controllate in crisi e dalla ormai ex compagnia aerea Wind Jet. In attesa del bilancio 2013, atteso entro giugno, gli scontri attualmente in corso sul controllo della Camera di commercio etnea, la maggiore azionista di Sac con il 37,5 per cento, lasciano spazio a molte domande sul futuro di Fontanarossa. Si prospetta una vendita di una quota azionaria a grossi gruppi privati per ripianare i debiti?
L’ipotesi non sembra così remota leggendo le relazioni del collegio sindacale e della società di revisione contabile, la PricewaterhousCoopers. Il 2012 fu un annus horribilis per l’aeroporto di Catania, colpito dalla cessazione delle attività di Wind Jet ad agosto e dalla chiusura della pista per manutenzione tra novembre e dicembre. Come conseguenza, un calo di passeggeri dell’8 per cento, dopo anni di aumenti da 200mila passeggeri l’anno, che dal 2001 al 2011 portarono Fontanarossa a diventare il terzo aeroporto d’Italia. Eppure il bilancio consolidato chiuso al 31 dicembre 2012 approvato dalla Sac spa, parla di una situazione tutt’altro che critica: fatturato di 50 milioni, in calo di solo il 6 per cento rispetto al 2011. Le perdite sono di 2 milioni e 200 mila euro: una situazione certamente non critica, al fronte di riserve per 11 milioni – lascito degli anni di vacche grasse – e un capitale sociale da 30 milioni di euro. Sufficienti, paradossalmente, a coprire anche gli eventuali debiti delle controllate.
Nel documento contabile, reperibile online, tutte le criticità del 2012 sono ben evidenziate. A partire dalle partecipate: la Katàne handling, che si occupa dei servizi a terra ai vettori, controllata con una quota del 55 per cento, «ha chiuso lesercizio 2012 con un risultato economico negativo pari a 5 milioni e 349 mila euro», si legge nella relazione firmata dall’amministratore delegato, Gaetano Mancini. Una situazione che ha reso necessaria una ricapitalizzazione da più di un milione di euro della controllata, e che ha comportato, pochi giorni fa, la messa in vendita della stessa Katàne. Meglio, ma non di molto, va alla Sac Service srl, con perdite da oltre 900mila euro, mentre la Intersac holding, che controlla a sua volta la Soaco – Società di gestione dell’aeroporto di Comiso con un rosso da 14 mila euro – segnava un meno 100mila.
Fatte queste premesse, si arriva dunque al punto critico: dalle controllate in crisi, la Sac contava di incassare per il 2012 ben 12,5 milioni di euro. Tutti crediti certi, secondo il consiglio di amministrazione. Nemmeno un euro è stato inserito, secondo i semplici principi di prudenza contabile, nel fondo di svalutazione. Così come «certi» sono considerati i 9 milioni e 500 mila euro di crediti vantati dalla Wind Jet da parte delle controllate, Katàne handling in testa. Per quest’ultima «la compagnia aerea rappresentava circa il 40 per cento del mercato», spiega la relazione della società di gestione dell’aeroporto. «Wind Jet in data 9 maggio 2013 è stato ammesso dal Tribunale di Catania alla procedura di concordato preventivo ex art 161, e i crediti risultano interamente recuperabili e pertanto sono stati mantenuti al loro valore nominale», spiega ancora la relazione dell’amministratore. La recuperabilità dei crediti sarebbe garantita dalle azioni poste in essere da Sac: «Numerosi procedimenti cautelari nei confronti delle società proprietarie degli aeromobili (non di diretta proprietà di Wind Jet, ndr), con cauzioni e sequestri cautelari per un ammontare tale da garantire il recupero del credito vantato verso il vettore», spiega il documento. Ad oggi, come è noto, non un euro è stato ancora versato dalla società Wind Jet ai creditori inclusi nel concordato, lasciando aperto l’interrogativo sul perché solo una parte dei crediti 2 milioni e 825 mila euro – sia stata inserita in bilancio nella voce “fondo di svalutazione”.
Alla situazione già descritta, si aggiungono infine debiti a breve di circa 30 milioni, la maggior parte di quali imputabili alle spese di rifacimento della pista. E una stranezza: il piano di ammortamento dei costi di avviamento della società è di 40 anni, non di cinque come previsto per legge. «Si tiene conto della residua vita della concessione (anni 40), in deroga a quanto ordinariamente previsto dallart. 2426 del Codice civile, a partire dallesercizio 2007», spiega ancora la relazione dell’amministratore delegato. Un debito – circa 12 milioni – spalmato per 40 anni. E che ogni anno garantisce un risultato di esercizio migliore di alcune centinaia di migliaia di euro, senza dover far altro che aspettare il 2047.