Intervista al 38enne centrocampista, per cinque stagioni all'ombra dell'Etna, che da poco ha lasciato il Cremona per giocare con l'Alessandria, nella seconda divisione di Lega Pro. «Servirebbe un miracolo sportivo, ma ci sono ancora possibilità per farcela», spiega sottolineando la forza di un gruppo colpito da troppa sfortuna. Ma che forse ha perso un po' di quella mentalità che è stata un punto di forza nelle primi anni in serie A
Davide Baiocco spera ancora nel Catania «Manca l’abitudine a lottare per la salvezza»
«La salvezza sarebbe un miracolo sportivo, ma ci sono ancora possibilità per farcela». Davide Baiocco a 38 anni continua a lottare in mezzo al campo. Dall’inizio del 2014 la sua esperienza è al servizio dell’Alessandria, in seconda divisione di Lega Pro. «A Cremona mi trovavo molto bene, ma sono dovuto andarmene, non per colpa mia. Fortunatamente ho trovato un’altra società seria e una realtà importante», spiega Baiocco prima di analizzare il finale di stagione della serie A e la serrata lotta per non retrocedere che vede il Catania ultimo a sei punti dalla zona salvezza. All’ombra dell’Etna Baiocco è stato protagonista per cinque stagioni e capitano.
E’ realistico continuare a sperare nella salvezza?E’ difficile. Le ultime tre partite hanno complicato tutto, perché anziché entusiasmo e punti hanno portato solo sconforto. Probabilmente anche i giocatori vedono nero adesso, e questo non aiuta. In queste situazioni si deve puntare alla forza del gruppo. Questa squadra ha le capacità per farcela, ma bisogna crederci. Certo, servirebbe un miracolo sportivo.
Come è stato possibile passare in un anno dal record di punti in serie A all’ultimo posto in classifica?
Non è giusto per me che sono ormai lontano provare a spiegare i motivi di questa crisi. E’ sicuramente una situazione strana, ma credo che gli stessi giocatori sono i primi a fare fatica a spiegare. Probabilmente negli ultimi anni qualcosa è cambiato: nelle prime stagioni nella massima serie, quando c’ero anche io, la salvezza era il massimo obiettivo. Ultimamente invece, per grandissimi meriti della squadra, è diventato un traguardo che non dava particolari preoccupazioni, ci si è concentrati su altri obiettivi e oggi ci si ritrova a lottare in una situazione a cui non si è più abituati.
Solo questione di mentalità quindi?
Il gruppo è forte. Rispetto all’anno scorso hanno perso un giocatore che faceva la differenza come Gomez. A questo si sono aggiunti l’infortunio a Bergessio ed Almiron, l’assenza per lungo tempo di Spolli e la stagione non brillante di Barrientos. Qualsiasi squadra che lotta per la salvezza avrebbe fatto fatica senza questi calciatori per diversi mesi.
Francesco Lodi, invece, è tornato a gennaio. Una presa d’atto dell’errore da parte della società?
La marcia indietro ci sta. In estate era stata fatta una scelta diversa per il centrocampo puntando su un altro giocatore. Ma alla squadra serviva il suo punto di riferimento e la società, con molta intelligenza e umità, ha fatto la scelta giusta, tornando indietro sui suoi passi.
Hai l’impressione che sia il campionato più scadente degli ultimi anni per quanto riguarda la zona bassa della classifica?
Sì, è probabile che la soglia di punti necessaria per la salvezza si abbassi rispetto alle stagioni precedenti. Ma a questo punto fare calcoli non ha senso: chi è dietro come il Catania deve fare solo una cosa, vincere partita per partita.
I tifosi, però, sembra che abbiano perso la pazienza. Contro il Napoli è scattata la contestazione, a cui il presidente Pulvirenti ha replicato duramente. Cosa ne pensi?
Ci sta che la gente protesti in un momento come questo, ma dipende sempre dal tipo di contestazione. Se rimangono nella norma, vanno sempre bene. L’importante è non creare scompensi ai giocatori. Siamo uomini e certe cose possono far male. Se amo il Catania cerco di non arrecare danni alla mia squadra.