Asili nido, le ausiliarie protestano in piazza Mavilla: «Le colleghe sono disperate»

«Otto mesi senza stipendio. Vergogna». La scritta in rosso su un lenzuolino da culla è il grido d’allarme delle dipendenti che operano negli asili comunali e che da agosto non percepiscono lo stipendio. Stamattina – sostenute da Catania bene comune – hanno manifestato davanti palazzo degli Elefanti chiedendo senza successo di essere ricevute dall’assessore al Welfare Fiorentino Trojano. Le loro cooperative – Spazio bambini e Città nuova – non sono in possesso del Durc, documento unico di regolarità contributiva e i loro pagamenti sono bloccati. Le lavoratrici del terzo ente coinvolto, Progetto vita, hanno certezze solo fino a dicembre. «Le mie colleghe sono nella disperazione più totale», racconta Giusy Mavilla, rappresentante delle ausiliarie. A tre mesi dalla riforma del settore, complice il vertiginoso calo degli iscritti a causa della rimodulazione al rialzo delle tariffe, i timori di tagli è sempre più incalzante. E anche tra le supplenti serpeggia lo sconforto, dato che sette di loro non sono in servizio, a causa del minore carico di lavoro. Da giovedì sette strutture sono occupate e da ieri due dipendenti hanno iniziato lo sciopero della fame.

«Non si possono chiedere 285 euro al mese con la disoccupazione che c’è a Catania – sostiene Mavilla – Con queste rette i genitori sono fuggiti». E, riferendosi all’assessore, urla al megafono: «A casa deve andare, vergogna!». «Le colleghe non vedono da otto mesi lo stipendio e sono lo stesso a prestare servizio con i vostri bambini». Nonostante lo stato di agitazione, infatti, il lavoro continua seguendo la normale routine. Ma «abbiamo i nidi vuoti»: su 740 posti disponibili solo 269 sono effettivamente coperti. E da giugno, anticipa la rappresentante, tutti i bimbi che avranno compiuto quattro anni non potranno più frequentare gli asili nidi. «Ci troveremo con nemmeno cento bambini».

Trojano ribadisce di aver salvato le strutture e assicura l’apertura di un nuovo asilo, l’arrivo dei fondi Pac (Piano d’azione e coesione), la possibilità di ottenere finanziamenti per centro bambini di famiglie in condizioni economiche precarie. «Chiunque oggi sta protestando vorrei sapere dov’erano quando gli asili nido erano chiusi», chiede. Mettendo in dubbio «la buona fede di chi sta strumentalizzando un percorso che avevamo detto che sarebbe stato complesso, difficile». L’allusione, è chiaro, è a Catania bene comune che da mesi porta avanti la questione. «Costruire è difficile, fare demagogia è facile». Sui mancati pagamenti, per giovedì è convocata una riunione con i rappresentanti sindacali «per analizzare tutte le risposte possibili dal punto di vista legale per garantire lo sblocco degli stipendi». Alla domanda se incontrerà i lavoratori, Fiorentino Trojano è netto: «Noi incontriamo i sindacati. Loro – afferma riferendosi ai manifestanti in piazza – sono dieci persone che sono venute. Credo che avranno risposte anche da parte dei lavoratori che si dissoceranno». Dimissioni? «Dieci persone non sono la cittadinanza», conclude l’assessore.


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Non trova una soluzione la vertenza che vede da una parte le lavoratrici delle cooperative che da mesi non vedono lo stipendio e temono tagli a causa del calo drastico degli iscritti, e dall'altra l'assessore al Welfare Fiorentino Trojano. «Non si possono chiedere 285 euro al mese con la disoccupazione che c'è a Catania - sostiene una rappresentante, Giusy Mavilla - Con queste rette i genitori sono fuggiti». «Costruire è difficile, fare demagogia è facile», ribatte il rappresentante della giunta che rifiuta il dialogo con le dipendenti: «Noi incontriamo i sindacati»

Non trova una soluzione la vertenza che vede da una parte le lavoratrici delle cooperative che da mesi non vedono lo stipendio e temono tagli a causa del calo drastico degli iscritti, e dall'altra l'assessore al Welfare Fiorentino Trojano. «Non si possono chiedere 285 euro al mese con la disoccupazione che c'è a Catania - sostiene una rappresentante, Giusy Mavilla - Con queste rette i genitori sono fuggiti». «Costruire è difficile, fare demagogia è facile», ribatte il rappresentante della giunta che rifiuta il dialogo con le dipendenti: «Noi incontriamo i sindacati»

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