Licenziamenti Micron, trattativa in salita I lavoratori: «No a balletti politici nazionali»

Una trattativa che nelle dichiarazioni degli stessi protagonisti si annuncia «assolutamente difficile» e per la quale sarà impossibile ottenere una vittoria completa. Al termine di un incontro tra le parti, tenutosi stamattina, non trapela ottimismo dalle parole del sindaco Enzo Bianco, dell’assessore regionale alle Attività produttive Linda Vancheri e nemmeno da quelle dei dipendenti della Micron, l’azienda statunitense leader mondiale nella produzione di memorie che lo scorso 20 gennaio ha annunciato 421 licenziamenti su tutto il territorio italiano. A Catania sono 128 i dipendenti in mobilità su 324; gli altri esuberi sono stati individuati in tutte le sedi – Agrate, Vimercate, Napoli, Avezzano – poiché l’azienda ha optato per la delocalizzazione negli Usa e in Giappone per produrre i componenti di ultima generazione che permettono il funzionamento di smartphone, tablet e televisori.

Le preoccupazioni sulle sorti dell’Etna valley – a cominciare da quelle dell’azienda più nota, la St Microelectronics – si moltiplicano da tempo, ma è dal 20 gennaio che per i dipendenti Micron la possibilità di una riduzione di organico è diventata certezza. Il mese scorso, infatti, l’azienda di Boise ha comunicato al ministero dello Sviluppo economico il piano che prevede la messa in mobilità del 40 per cento degli impiegati italiani. Una scelta che appare in controtendenza con i risultati ottenuti sul mercato che vedono aumenti del 120 per cento del fatturato rispetto al primo trimestre 2013. Operai specializzati, la cui età media è di 40 anni, lasciati senza prospettiva. Molti di loro sono ex dipendenti proprio della St Microeletronics, ceduti nel 2008 a un’altra azienda del settore, la Numonyx, quest’ultima acquistata nel 2010 da Micron.

Foto dell’Ufficio stampa Comune di Catania

Con l’operazione di quattro anni fa e la delocalizzazione imposta oggi, si chiude il cerchio attorno ai dipendenti, che adesso si chiedono quale sarà il loro futuro. «Sarebbe un clamoroso errore per Catania e per l’intero Paese perdere queste persone», afferma il primo cittadino Bianco. «Saremo presenti ai tavoli nazionali – garantisce – Sono lavoratori che producono ricchezza per un’azienda che non è in crisi e non si capisce perché stia licenziando dipendenti verso i quali non ha ragioni di recriminazione». Più concreta si dimostra Vancheri, che non nasconde come «inseguire l’idea che la Micron faccia un passo indietro potrebbe essere più letale per noi, perdiamo tempo e spazio per programmare il futuro». Meglio concentrarsi sul mantenimento nel territorio delle professionalità create negli anni d’oro dell’Etna valley. Quelle licenziate, infatti, «sono le stesse persone che hanno aumentato il fatturato della Micron». L’idea è quella di un progetto imprenditoriale siciliano, «in cui la Regione e le istituzioni locali riescano a costruire l’ecosistema. Dobbiamo comunque partire dallo svantaggio: se noi saremo bravi a costruire questo ecosistema, le grandi imprese ci penseranno due volte prima di voler andarsene dal territorio».

Per la vertenza in corso «abbiamo il supporto anche del ministero che si è allineato alla nostra richiesta», assicura Vancheri. All’incontro di oggi avrebbe dovuto partecipare il ministro uscente Flavio Zanonato, trattenuto a Roma a causa della crisi di governo. Punto centrale sarà convincere Micron a «individuare dei percorsi costruttivi che permettano di garantire i diritti dei lavoratori e non perdere il know-how, che fa parte di un mercato in auge». Il settore viene visto come una «punta di eccellenza per lo sviluppo industriale di questa isola». E’ essenziale allargare la discussione al mondo Etna valley, coinvolgendo l’intero comparto «in un piano strategico di sviluppo supportato dalla Regione». «Immaginiamo di costruire un percorso con i lavoratori», afferma pacatamente Linda Vancheri.

I dipendenti, dal canto loro, esprimono un giudizio positivo in quella che è una trattativa complessa. «Abbiamo chiesto di accelerare tutti i passaggi, perché la procedura di mobilità è iniziata il 21 gennaio e al 7 aprile partiranno le lettere di licenziamento – afferma Francesco Furnari, dipendente e delegato Fiom-Cgil – Non possiamo permetterci il lusso di fare da spettatori ai balletti politici a livello nazionale, abbiamo la necessità che qualcuno si impegni fattivamente». I prossimi giorni saranno decisivi nello stabilire un piano comune di richieste: «Prima dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico, il 26, faremo il punto della situazione con il sindaco e l’assessore Vancheri per avere una voce unica», e giungere compatti al successivo confronto del 7 marzo sulla microelettronica nazionale.

Oggi si è levata anche la voce dei vertici dell’ateneo di Catania che – come sottolineano in una nota – «ha contribuito, in tutti questi anni, con la propria attività formativa e scientifica, allo sviluppo di questo settore». L’amministrazione guidata da Giacomo Pignataro «non può restare indifferente ai segnali negativi che giungono dalle imprese e che mettono in discussione opportunità di occupazione qualificata per i propri laureati e di partnership cruciali per la ricerca e l’innovazione tecnologica a Catania e in Sicilia». L’appello è rivolto al governo regionale affinché «inviti quanto prima le università, gli enti di ricerca, le imprese e le istituzioni locali a partecipare alla elaborazione di un programma di investimento delle risorse comunitarie nel settore della microelettronica, che sia strategicamente connesso a progetti di sviluppo in altri settori cruciali, come la sanità, la sicurezza alimentare, l’ambiente e l’energia».


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