Da ieri il vulcano ha interrotto un periodo di quiete durato 20 giorni. Boati, qualche sbuffo di cenere e una piccola colata, sempre dal cratere grande protagonista degli ultimi tre mesi, oggetto di un'analisi dettagliata dei ricercatori Boris Behncke ed Emanuela Di Beni. «La rapidità della sua crescita lo distingue dagli altri ed è un record mondiale», spiegano i vulcanologi che sottolineano come a muntagna stia comunque vivendo una fase generale di «sorprendente stabilità». Guarda le foto
Etna, i record del Nuovo cratere Sud-Est Rapporto Ingv: com’è cambiato il vulcano
Prima i boati in lontananza, poi l’eruzione nella notte, testimoniano che l’Etna ha interrotto la sua quiete durata una ventina di giorni. È sempre l’attivissimo Nuovo cratere di Sud-Est ad aver iniziato una debole attività stromboliana: esplosioni la cui frequenza nella ultime ore è aumentata, accompagnate da piccoli sbuffi di cenere, e i cui effetti acustici si sono sentiti nei paesi pedemontani. «I parossismi di fine novembre e inizio dicembre sono stati molto intensi – spiega Boris Behncke, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania – mentre quelli di fine anno sono stati rumorosi, ma con meno energia e con deboli fontane di lave, i più babbi. Pensavamo, infatti, che fossero gli ultimi di questa fase».
Behncke, vulcanologo tedesco trasferitosi nel 1997 in Sicilia per studiare l’Etna, ha realizzato un rapporto, insieme alla collega Emanuela De Beni, sull’attività eruttiva del Nuovo cratere di Sud-Est (Nsec) fra il 26 ottobre – giorno in cui ha ripreso l’attività – e il 31 dicembre del 2013. Due mesi caratterizzati da otto episodi eruttivi: 26 ottobre, 11 novembre, 16-17 novembre, 23 novembre, 28 novembre, 2 dicembre, 14-16 dicembre e 29-31 dicembre. Dalla nascita del cono, nel 2011, il Nsec è cresciuto di 300 metri. L’ultima misurazione, effettuata il 10 gennaio del 2014, certifica un’altezza di 3.290 metri sul livello del mare per l’orlo settentrionale, mentre l’orlo meridionale ha raggiunto quota 3.260. «Solo cinque metri al di sotto dellaltezza del vecchio cono del Cratere di Sud-Est», scrivono i due ricercatori.
«La rapidità della sua crescita lo distingue dagli altri crateri – spiega Behncke – in appena tre anni è 300 metri più alto rispetto a quello che era il buco iniziale che chiamavano pit crater. È un record mondiale, non esiste documentazione che attesti una cosa simile per un altro edifico vulcanico. E noi che lo osserviamo e lo studiamo ne siamo orgogliosi». Un’attività che ha fatto crescere anche il vecchio cratere di Sud-Est, più alto di cinque metri a causa del materiale piroclastico gettato dall’attivissimo vicino. «Ma il punto più alto dell’Etna resta sempre il cratere di Nord-Est con 3.329 metri», si legge nel rapporto.
Degli ultimi eventi, da segnalare sono soprattutto quello del 23 novembre – «uno dei più fortemente esplosivi registrati sullEtna negli ultimi anni, la cui fase di attività più intensa è durata circa 20 minuti» – e quello del 29-31 dicembre per il percorso preso dalla colata di lava. «Per la prima volta da quando è iniziata lattività episodica del Nsec (gennaio 2011), una colata lavica si è spinta così a nord da raggiungere il fondo della Valle del Bove nei pressi di Monte Simone».
Un segnale preoccupante? «Assolutamente no – sottolinea Behncke – Molte colate negli ultimi anni hanno raggiunto il fondo della valle del Bove, ma quella di fine anno è particolare perché ha fatto una variazione sul tema. Un grande accumulo di lava, risalente al 2008-2009, sulla parete della valle ne ha deviato il percorso». Fino a quando le colate seguono la direzione Nord non sussitono particolari problemi. Qualche preoccupazione, relativamente soltanto alle strutture presenti nelle aree sommitali, la destano le colate che fuoriescono verso Sud. Come quelle di ottobre e novembre che hanno distrutto la torre del filosofo e una stazione di monitoraggio dell’Ingv.
Fino a quando le eruzioni interessano i crateri sommitali, non c’è nessun pericolo per le popolazioni che abitano ai piedi del vulcano. «Da molti anni non abbiamo segni di attività sui fianchi dell’Etna. C’è una sorprendente stabilità e lo scenario è molto diverso rispetto alle eruzioni del 2001», sottolinea il vulcanologo tedesco, che ricorda i decenni precedenti. «Negli anni ’80 c’era un’attività sismica legata al vulcano molto più importante di adesso, mentre alla fine degli anni ’90 abbiamo assistito ad un periodo di ricarica intensa del magma, sfociato nelle eruzioni del 2001. Oggi invece l’Etna erutta a scatti tutto il materiale che risale: negli ultimi tre anni ha gettato un volume di magma importante, che ha superato di gran lunga quello delle eruzioni del 2001 e del 2008. Viviamo una fase di stabilizzazione importante – conclude Behncke – ma non sarà per sempre così».
[Foto di Ingv]