Il candidato Pietro Polizzi, in carcere con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso, ha risposto al gip durante l'interrogatorio di garanzia. Il dipendente dell'Agenzia delle Entrate ha sostenuto che la trascrizione dell'intercettazione non sia fedele
Mafia e politica, «Millantavamo nostro potere per elezioni» L’aspirante consigliere di Forza Italia arrestato si è ritirato
«Dire “se sono potente io, siete potenti anche voi” era solo un modo per millantare il potere». Si è giustificato così l’aspirante candidato al Consiglio comunale di Palermo nella lista di Forza Italia Pietro Polizzi che ieri è stato arrestato con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Davanti al giudice per le indagini preliminari di Palermo, il dipendente dell’Agenzia delle Entrate ha sostenuto che la trascrizione di quella intercettazione non sia del tutto fedele al contenuto della conversazione. A negare l’esistenza del patto elettorale illecito, sono stati anche gli altri due finiti in carcere insieme a lui, il costruttore mafioso Agostino Sansone e il suo collaboratore Gaetano Manlio Porretto. Durante l’interrogatorio di garanzia, tutti hanno risposto alle domande del gip. Sansone ha a lungo parlato dei problemi di salute che lo affliggono ed entrambi hanno detto di conoscersi e frequentarsi da molto tempo.
I tre sono stati intercettati il 10 maggio, durante un incontro al comitato elettorale di Polizzi, grazie a un trojan piazzato nel cellulare di Sansone: discutevano del sostegno della famiglia Sansone, storica alleata del boss Totò Rina, alla candidatura di Polizzi. «Se sono potente io, siete potenti anche voi», diceva non sapendo di essere registrato l’aspirante consigliere già eletto nel 2012 alla provincia nelle liste dell’Udc. Una frase che, secondo gli inquirenti, non lascerebbe spazio a dubbi, seguito dall’impegno di Sansone al sostegno della candidatura. Secondo la procura di Palermo, che ha chiesto e ottenuto la misura cautelare in meno di un mese, il candidato in cambio avrebbe assicurato di essere a disposizione.
«Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa – ha tenuto a precisare Polizzi nel corso dell’interrogatorio di garanzia – Nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei». Dopo la diffusione della notizia dell’arresto, anche la candidata in ticket con lui Adelaide Mazzarino – la moglie del funzionario dell’Ast Eusebio D’Alì, da anni molto vicino al coordinatore di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè – si è ritirata dalla competizione elettorale. È stato lo stesso Miccichè ad ammettere che si è trattato di «un errore commesso in buona fede, di cui mi assumo la responsabilità e di cui chiedo scusa». Il presidente dell’Ars ci ha tenuto però a precisare che «era incensurato ed era già stato candidato in passato per altre forze politiche e non era iscritto a Forza Italia, ma tutto questo non cancella il mio errore. Certamente – ha sottolineato – nessuno può dire che il suo nome ci sia stato suggerito dalla mafia».