Il ginecologo ed ex primario dell'ospedale palermitano di Villa Sofia, Biagio Adile, ha sempre respinto le accuse. Durante le indagini, dallo smartphone della vittima sono stati estratti due filmati per un totale di poco più di dieci minuti
Violenza sessuale, chiesti otto anni per un ginecologo A denunciarlo era stata una paziente che aveva filmato
Otto anni di carcere. È questa la condanna chiesta dalla pm Giorgia Righi per Biagio Adile. Il ginecologo ed ex primario dell’ospedale palermitano di Villa Sofia imputato nel processo con l’accusa di avere abusato sessualmente di una paziente. Le indagini erano scattate nel 2016 dopo una denuncia presentata da una donna 28enne di origine tunisina, difesa dall’avvocato Michele Calantropo, che adesso è parte civile nel procedimento.
Nel 2017 Adile era stato arrestato. Secondo la versione della vittima, il ginecologo all’epoca 65enne l’avrebbe molestata durante le visite. Il primo sarebbe avvenuto nello studio del medico e il secondo nell’ambulatorio dell’ospedale. Uno dei due incontri è stato registrato dalla donna con il proprio cellulare. Adile, che è difeso dagli avvocati Gioacchino Genchi e Antonino Agnello e che da tempo è tornato libero, ha sempre respinto le accuse. La donna aveva raccontato di soffrire di gravi problemi ginecologici che in Tunisia l’avevano costretta a subire tredici interventi chirurgici senza tuttavia ottenere validi risultati. Per questo, si era rivolta al professionista che durante il suo interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della giudice per le indagini preliminari.
Durante le indagini, dallo smartphone della vittima sono stati estratti due filmati: il primo di circa sei minuti e un altro da cinque minuti. Tra i due file c’è una pausa di sette minuti. Un vuoto che la donna ha motivato spiegando di avere ricominciato a riprendere quando si è accorta dell’interruzione della registrazione. Adile, invece, non si sarebbe mai accorto dei filmati in corso. L’ipotesi della difesa del primario era stata quella che la registrazione potesse essere stata manomessa. Per l’accusa, invece, il contenuto di quei file è autentico e inequivocabile sia per quanto riguarda le intenzioni dell’uomo che per il netto rifiuto della donna.