26 aprile 1986 – 26 aprile 2006. 20 anni dal disastro di Chernobyl

I FATTI – Il 26 aprile 1986, alle ore 01:23 locali, il reattore n°4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, esplose durante una procedura di sicurezza, volta a testare la capacità produttiva della turbina in caso di blocco del sistema di raffreddamento. Lo scoppio distrusse la copertura in muratura e provocò l’immissione nell’aria di 35 tonnellate di combustibile nucleare, in gran parte cesio e uranio. Fu il più grave incidente nucleare della storia, con effetti di lungo periodo 200 volte superiori a quelli provocati dalle bombe atomiche lanciate durante la seconda guerra mondiale. Durante lo scoppio morirono due lavoratori dello stabilimento travolti dai detriti, mentre nei giorni successivi altre 134 persone tra pompieri, militari e lavoratori intervenuti nelle operazioni di spegnimento dell’incendio, i cosiddetti “liquidatori”, contrassero la sindrome da intossicazione radioattiva. Nessuno di loro era dotato dell’equipaggiamento necessario per tali tipi di emergenze , né fu messo al corrente dei rischi che avrebbero corso a causa dell’immediato contatto con le radiazioni. Anche la popolazione sovietica non fu subito informata del tragico evento. Solo 36 ore dopo l’esplosione, le autorità sovietiche disposero l’evacuazione di 130.000 persone abitanti nelle immediate vicinanze della centrale. Secondo le stime sovietiche, dal 1986 al 1989 sono state impiegate circa 800.000 persone nella pulizia dell’area evacuata.
Il sacrificio di questi uomini permise di evitare che le fiamme si propagassero agli altri tre reattori, con le devastanti conseguenze che ne sarebbero derivate non solo per l’ex URSS, ma anche per l’Europa e l’Asia.

I paesi gravemente interessati dal disastro furono l’Ucraina, la Bielorussia e parte della Russia, un’area contaminata di 155.000 kmq. Le nubi tossiche sollevatisi a seguito delle esplosioni raggiunsero nelle settimane successive anche la Scandinavia e l’Europa Sud-Orientale, dove si registrarono sensibili aumenti dei livelli di radioattività.
Nonostante questi tragici eventi, il governo ucraino mantenne attivi gli altri tre reattori a causa della scarsa quantità di energia elettrica disponibile per il Paese. Ma nel 1991 un incendio danneggiò irrimediabilmente il reattore n°2, che fu pertanto dismesso. Ci vollero nove anni perché il governo ucraino, dopo alcuni accordi stipulati con le organizzazioni internazionali come la già citata AIEA, decidesse di disattivare gli ultimi due reattori rimasti, sancendo la “fine” dell’impianto di Chernobyl.

LE CONSEGUENZE – Un disastro di tale dimensioni incise profondamente sullo stato ambientale dei territori contaminati, sulle condizioni di salute e di vita dei paesi colpiti.
La realtà della contaminazione, nelle zone colpite dall’incidente nucleare, è legata, in maniera diretta, all’alimentazione: il 70-90% della dose di radiazione (derivante dal Cesio 137, dallo Stronzio 90 e in parte dal Plutonio) passa direttamente dal terreno ai prodotti alimentari e da questi agli esseri viventi. Sono state rivelate mutazioni in alcune piante della vicina area boschiva, definita “foresta rossa” per la colorazione assunta dalla flora a causa della massiccia caduta di polvere radioattiva sul suolo. Tra i civili, si stimano 11.000 bambini affetti da leucemia e cancro alla tiroide, nel 3% di quelli nati nei territori contaminati sono state riscontrate anomalie genetiche, definite “Immunodeficienza di Chernobyl”.

Un recente rapporto del Chernobyl International Forum ha ridimensionato l’entità degli effetti dell’incidente alla centrale nucleare: stando a questo documento, le persone decedute immediatamente dopo l’incidente si aggirerebbe intorno alle 58 unità.
I casi di bambini o adolescenti dell’epoca colpiti da tumori tiroidei sarebbero fino ad oggi 4000 tra gli abitanti dei dintorni con percentuali di guarigione che sfiorano il 99% per i casi legati a Chernobyl e il 90% nei paesi occidentali.

Invece uno studio britannico, pubblicato questa settimana a Londra in occasione del ventesimo anniversario di Chernobyl, rivela che il computo delle vittime del disastro potrebbe salire fino a 66.000 unita’, rispetto a quanto stimato dall’Onu.
Secondo uno degli autori, David Sunmer, «le conseguenze di Chernobyl si estendono in realtà su tutto l’emisfero Nord e sul mondo intero». Tuttavia «l’estensione completa dei danni, i tumori indotti dall’esposizione alle radiazioni non saranno forse mai conosciuti – puntualizza lo scienziato – dato che la difficoltà nel determinare il numero esatto dei casi legati a Chernobyl dipende dalla lentezza con cui si fanno sentire gli effetti delle radiazioni.» (fonte:AGR).

Ciò che è certo è che un evento durato un brevissimo lasso di tempo ha avuto e avrà conseguenze su luoghi e persone per centinaia di anni.

I PROGETTI DI ASSISTENZA ITALIANI – In Italia Legambiente solidarietà, insieme ad altri enti di volontariato, ha attivato dal gennaio 2001 il Progetto Humus, un intervento di cooperazione internazionale in campo sociale e agricolo a favore delle popolazioni della Bielorussia colpite dall’incidente nucleare di Chernobyl.
Un gruppo di volontari, tra cui agronomi e sociologi, coordinati dal responsabile del progetto, Massimo Bonfatti, si è posto come obiettivo quello di creare nei luoghi contaminati forme di produzione agricola “pulita”, coinvolgendo al tempo stesso la popolazione in un processo educativo sul “rischio alimentare”.
Parallelamente all’attività nei territori, diverse associazioni di volontariato italiane hanno avviato raccolte di aiuti e fondi da destinare soprattutto alle famiglie dei bambini colpiti dagli effetti cancerogeni delle radiazioni e realizzato progetti di ospitalità delle piccoli orfani di Chernobyl.

CHERNOBYL SUL WEB – Diversi sono siti, istituzionali e non, che si occupano della vicenda di Chernobyl, raccontando dettagliatamente tutti gli aspetti della vicenda attraverso dati, foto, grafici e simulazioni virtuali dell’esplosione. La fonte ufficiale è il portale chernobyl.info, che offre una mappa completa sugli effetti a lungo termine della tragedia, con link, dossier, notizie, documenti sempre aggiornati.
Il tema è trattato anche dagli altri due siti istituzionali, quello dell’ONU e quello dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
Passando ai siti di casa nostra, vi segnaliamo le pagine curate dal PROGETTO HUMUS.

All’indirizzo www.progettohumus.it, troverete un vero e proprio Centro Documentazione sulla vicenda, con relazioni tecniche e resoconti filmati. Scorrendo le pagine del sito potrete essere quotidianamente informati sulle attività del Progetto in Italia e direttamente nei luoghi colpiti, nonché l’elenco completo degli appuntamenti e delle iniziative in Italia per il ventesimo anniversario del disastro.

Link:
Progetto Humus: www.progettohumus.it
International Chernobyl Research and Information Network: http://www.chernobyl.info
Sito ONU su Chernobyl: http://chernobyl.undp.org/english/
International Atomic Energy Agency (in italiano:AIEA) : http://www-ns.iaea.org/meetings/rw-summaries/chernobyl_forum.htm
Il forum italiano su Chernobyl: http://www.contrapunctum.it/chern/
Chernobyl.It – Accoglienza e solidarietà: http://www.chernobyl.it

Rosario Gagliano

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