Trivelle, sfida all’ultimo voto in casa Pd I dissidenti contro le indicazioni di Renzi

Una sfida all’ultimo voto. Nonostante l’appello all’astensione che il premier, Matteo Renzi, ha rivolto agli italiani, la partita per il referendum abrogativo di domenica prossima è tutt’altro che chiusa. E se le uniche dissidenti a votare sì lo scorso 23 settembre a sala d’Ercole (quando l’Ars fu chiamata ad esprimersi sulla richiesta di referendum alla Consulta) furono le deputate Pd Maria Cirone e Mariella Maggio, insieme al ragusano Nello Dipasquale, a pochi giorni dalla consultazione referendaria a schierarsi a favore del voto sono molti di più.

A cominciare dalla capogruppo dei democratici a Palazzo dei Normanni, Alice Anselmo, che domenica andrà a votare perché lo considera «un importante strumento di democrazia diretta e perché lo ritengo un importante esercizio della democrazia». Se Anselmo non si sbilancia e non dice se il suo voto sarà favorevole o contrario all’abrogazione della norma contenuta nello Sblocca Italia, in tanti sono pronti a dichiarare il proprio sì, come il deputato Mario Alloro, il presidente della commissione Sanità, Giuseppe Digiacomo, o la deputata Concetta Raia, che ieri pomeriggio ha affidato ai social network la sua dichiarazione di voto. Andrà a votare anche Paolo Ruggirello, pur precisando che il suo voto sarà contrario.

A spostarsi nel fronte del Sì anche Giovanni Panepinto, secondo cui «la questione energetica deve diventare centrale nella nostra Regione. Con la nuova programmazione – sottolinea Panepinto – è in arrivo un miliardo e mezzo di euro per efficientamento energetico e per energia pulita, ma in Sicilia abbiamo un Piano energetico fermo al 2009. Insomma, voterò sì per difendere l’ambiente e anche per dare una scossa alle politiche energetiche regionali».

Diversa la posizione della deputata Cirone e della presidente della commissione Ambiente, Maggio, che ci tengono a sottolineare la loro presa di posizione del settembre 2015. «La scelta – ha dichiarato Maria Cirone – è conseguente alle posizioni già assunte e rappresentate in aula all’Ars. Non ho condiviso l’accentramento in materia di autorizzazioni e concessioni da parte del governo nazionale ai danni delle istituzioni regionali e locali. Per quanto vada dato atto al governo nazionale di avere rivisto parte delle sue scelte e di aver respinto con argomenti fondati una visione demonizzatrice delle fonti fossili, resta invalicabile, per me, il dovere etico di non pregiudicare con il mio voto o con la mia astensione la possibilità di scelte diverse che nel futuro comunità interessate volessero prendere. Certo è che dopo il 17 aprile governo nazionale e Paese dovranno trovare una nuova intesa sulla strategia energetica nazionale: lo impongono gli accordi di Cop 21 , le iniziative di moratoria sulle energie fossili chieste dalla Francia, l’urgenza di un tavolo negoziale europeo».

«La possibilità di proseguire con le attività estrattive nelle acque territoriali italiane – ha evidenziato invece Mariella Maggio – non risolverà il problema dell’indipendenza energetica dell’Italia dall’estero, mette a rischio la flora e la fauna marina, causando danni irreversibili all’ecosistema e non produce benefici economici dato che, per trivellare i mari italiani, le compagnie petrolifere pagano le royalties più basse al mondo». Secondo Maggio, «ostinarsi a portare avanti un sistema di approvvigionamento energetico basato su fonti fossili, equivale solo a rinviare ogni ragionamento sui nuovi modelli di sviluppo». Insomma, per la deputata, votare sì «equivale a proiettare l’Italia nel futuro».

Sul fronte dell’astensione resta comunque lo zoccolo duro democratico, a cominciare dall’assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici: «Ho già detto pubblicamente cosa penso, quando ero capogruppo e l’Ars è stata chiamata a esprimersi sul referendum. Allora ho votato no e resto fedele alla mia scelta. Non andrò a votare perché penso che in materia energetica le cose non si risolvano con un sì o con un no». Gli fa eco il vicepresidente dell’Assemblea Regionale, Giuseppe Lupo, secondo cui Sala d’Ercole sull’argomento «si era già espressa e io seguirò quella linea, non credo che domenica andrò a votare».

Anche l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, domenica si asterrà dal voto, così come il deputato dem Giuseppe Nicotra. Insomma, la partita referendaria è tutt’altro che chiusa, nelle piazze, come tra le varie anime del partito democratico.


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