Gela, migranti producono arte all’ex Mattatoio «Trasformiamolo in museo con i soldi dell’Eni»

«Ci hai fatto ricordare il passato: vuol dire che siamo ancora vivi, non dimenticando da dove veniamo». È la commovente testimonianza che alcuni migranti hanno confessato a Luigi Giocolano, giovane artista gelese che li ha da poco coinvolti in un’iniziativa tra il giocoso, il gioioso e l’artistico all’ex Mattatoio. Insieme hanno realizzato manufatti d’argilla, raffiguranti quasi sempre barconi. Un ponte con le radici, un viaggio verso un futuro diverso. 

Di fronte al tribunale di Gela insiste da vent’anni una somma di casermoni che le varie amministrazioni hanno sempre provato a rilanciare senza successo. Adesso Giocolano mira a reinventare questo posto dalle enormi potenzialità. Lui che ha vissuto in giro per il mondo, uno scultore che vanta clienti facoltosi che gli permettono di lavorare per un mese o due e di viaggiare per il resto dell’anno. «Sull’ex Mattatoio ho un contratto della durata di dieci anni stabilito nel 2012 dall’ex sindaco Fasulo – racconta Giocolano -. Ho fondato per questo motivo la cooperativa Artistikamente. Nel vecchio progetto c’era la volontà di coinvolgere disabili e depressi, mentre adesso l’idea è di lavorare con gli immigrati. Sono anime invisibili, invece con l’arte si potrebbe ottenere un’integrazione perfetta». 

Così diventa anche più ampia la possibilità di intercettare fondi europei con scopi sociali. Il progetto prevede un mix di cultura ed etnie. «L’idea – spiega Giocolano – è di concentrarsi sulla produzione di design e di stampi. La struttura è del Comune, io in cambio offro lavoro e ci metto le mie capacità. Solo che al momento non c’è nulla di agibile: si deve ripristinare il tetto, mancano luce ed acqua. Sono necessari almeno 25mila euro di investimento». L’attuale amministrazione a Cinque stelle si è detta interessata e nei prossimi giorni dovrebbe effettuare una visita ispettiva. A sostenere il progetto c’è anche l’artista Giovanni Iudice, che si è occupato di migrazioni con un ciclo di quadri. «Gli immigrati sono la punta d’iceberg di un problema sociale – nota Iudice -. La funzione dell’arte ha in sé un’idea di recupero dell’individuo, soprattutto nelle fasce periferiche». 

Dall’ex Mattatoio sono visibili gli impianti ormai spenti della Raffineria e le statali d’accesso alla città. È un crocevia importante per la Gela che è stata e quella che potrebbe essere. «La struttura – aggiunge Iudice – può diventare un museo. A Roma all’ex Mattatoio hanno fatto il Macro (museo d’arte contemporanea), qui invece abbiamo trovato senzatetto tra i sorci». Un modello ancora più vicino potrebbe essere quello dei Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo. Anche lì dai casermoni abbandonati si è partiti per riqualificare una periferia. «Potrebbe rientrare nei 32 milioni di compensazioni Eni – riflette ancora Iudice -, creando spazi espositivi temporanei e fissi. Si può prevedere la creazione di figure professionali apposite. Gela insomma potrebbe diventare un laboratorio d’idee nel Mediterraneo». La parola chiave, per Giocolano, è «fusione». Gli fa eco Iudice. «La modernità nasce dalla contaminazione – osserva l’artista -. Pensiamo ad esempio al cubismo, ma più in generale alle avanguardie del Novecento o a pittori come Modigliani, che hanno ampiamente preso spunto dall’Africa».


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