Legale di Tutino avanza dubbi su intercettazione «Non è agli atti, non sono convinto che esista»

Dice di non aver mai pronunciato quelle parole, Matteo Tutino, il primario di chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia, agli arresti domiciliari dallo scorso 30 giugno per truffa e peculato. Secondo quanto riportato oggi da un articolo dell’Espresso, esisterebbe un’intercettazione in cui il professore avrebbe detto al presidente Rosario Crocetta: «La Borsellino va fatta fuori, come il padre». 

Il governatore ha annunciato di autosospendersi, anche se lo statuto della Regione non prevede questa possibilità. L’avvocato di Tutino, Daniele Livreri prova a replicare: «Non posso rispondere su cose che non conosco – dice a MeridioNews il legale – e che esulano dalle motivazioni per il quale il mio cliente è agli arresti. Questa intercettazione non risulta essere agli atti in nostro possesso. Ma ad ogni modo, nonostante la cosa da un punto di vista penale non sia rilevante, visto invece il suo altissimo valore morale ed etico, ho voluto ugualmente interrogare il mio assistito sul punto, e mi ha giurato di non aver mai detto quella frase». 

Quindi il legale ribadisce: «Se questa intercettazione esiste, non è agli atti e quindi non posso leggerla. La faccenda mi lascia interdetto – continua -. Aspetterei qualche ora, non sono così convinto della sua esistenza, ma comunque non è agli atti. Il codice – spiega Livreri – prevede che non ho diritto ad avere le intercettazioni finché non mi vengono poste a disposizione della procura della Repubblica. E la procura della Repubblica al momento, rispetto ad una ordinanza di custodia cautelare che ha colpito il dottor Tutino, non mi ha messo a disposizione questa intercettazione, quindi se esiste la procura non l’ha ritenuta di nessun valore penale, però va circolando».

Anche considerate le conseguenze politiche della vicenda, l’avvocato Livreri cercherà chiarimenti: «Domani se incontrerò il procuratore, voglio chiederglielo, anche se è un fatto che esula dal procedimento penale. Se l’intercettazione esiste, che me la facciano sentire, anche perché nel trascrivere possiamo fare tutti errori. E’ una situazione un po’ particolare, mi trovo a dover discutere non del processo ma di tutt’altro». 


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