Il Movimento 5 stelle ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Matteo Salvini. Chiedendo l'invio degli ispettori per verificare l'attività amministrativa. Dietro la presa di posizione l'inchiesta che coinvolge anche due consiglieri comunali
Voti ad Adrano, chiesta la commissione prefettizia «Indagati ancora in Consiglio come se nulla fosse»
Una commissione prefettizia per verifiche eventuali infiltrazioni dei clan mafiosi locali all’interno del Comune di Adrano. A chiederla in modo ufficiale è il Movimento 5 stelle, che ha presentato un’interrogazione parlamentare diretta al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma cosa c’è dietro questa vicenda? Tutto parte dall’inchiesta che ha come protagoniste 14 persone tra cui due consiglieri comunali: Federico Floresta e Maria Grazia Ingrassia. Entrambi eletti, secondo l’accusa, grazia al lavoro di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
«Se c’è qualcuno che mette in pericolo per la propria condizione soggettiva di indagato, la vita democratica di questa città, crediamo debba immediatamente dimettersi» scrivono in una nota gli attivisti pentastellati di Adrano. I destinatari del messaggio però, almeno per il momento, non avrebbero nessuna intenzione di farsi da parte. Come lo stesso Floresta ha spiegato nelle scorse settimane a MeridioNews. Parlando di una «posizione giudiziaria alleggerita» in merito alla mancata contestazione dell’aggravante mafiosa. Ipotesi che, prima della chiusura delle indagini, era stata contestata dai pm Giuseppe Puleio e Giuseppe Sturiale.
A chiedere le dimissioni dei due inquilini del municipio anche Aldo Di Primo. Oggi presidente del Consiglio comunale ma nel 2018 candidato sindaco, con una delle sue liste che vedeva candidati proprio Floresta e Ingrassia. I firmatari dell’interrogazione parlamentare (Mario Giarrusso, Cristiano Anastasi, Antonella Campagna, Cinzia Leone e Fabrizio Trentacoste) sottolineano come i consiglieri comunali «continuino a sedere in Consiglio comunale, come se nulla fosse accaduto, determinando e interferendo nell’andamento delle attività consiliari e amministrative, con gravissimo scandalo e nocumento per l’immagine del Comune e dello Stato»