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Volo Trapani-Catania: tra opportunità e inquinamento. Inturri: «In Europa si pensa a vietare i voli di corto raggio»

Da un lato all’altro dell’Isola in meno di un’ora. Un sogno spesso coltivato dai siciliani e con qualche precedente tentativo illustre, pensato sempre per collegare le due città principali: Catania e Palermo. A inserirsi in quest’idea spesso accarezzata ma mai attuata è invece adesso Trapani, che dal suo aeroporto Vincenzo Florio ha lanciato un volo diretto per Catania, andata e ritorno, operato da Aeroitalia tre giorni la settimana: lunedì, venerdì e domenica con partenza alle 8 e ritorno dal capoluogo etneo alle 20.50. Annunciato con un messaggio social che è stato accolto con favore ed entusiasmo dai cittadini. «Com’è normale che sia, se si pensa al paragone di tempo e costi sulla stessa tratta con altri mezzi come l’auto o il treno», commenta Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all’università di Catania, ospite della trasmissione Ora d’aria in onda su Radio Fantastica e Sestarete tv canale 81. Una necessità che certifica il drammatico stato degli spostamento sull’Isola rispetto al resto d’Europa.

Aereo vs macchina e treno

Cinquanta minuti di volo contro le tre ore di treno e le quattro ore e mezza di auto. Nell’ultimo caso pagando persino di più: circa 40 euro di carburante a tratta contro il prezzo del biglietto fissato a un minimo di 35 euro. Venti di tariffa reale e 15 di tasse aeroportuali. «La teoria dei trasporti ci dice che in Europa si coprono le tratte fino a 200 chilometri con un treno normale – spiega il docente – Da 200 a 600 chilometri con l’alta velocità e oltre con l’aereo. Viene spontanea una battuta: sembra che da noi si voglia andare in aereo laddove si dovrebbe andare in treno e poi invece ci battiamo per raggiungere il Nord Italia con l’alta velocità o il ponte quando basterebbe l’aereo». Almeno in condizioni normali e ricche di alternative, sottolinea lo stesso docente. Non in Sicilia, insomma.

Il nodo dell’inquinamento

Se quindi il punto di vista degli utenti non può che essere positivo, resta un nodo centrale: l’inquinamento. «Molti paesi europei stanno discutendo di vietare i voli di corto raggio tra città laddove esistono alternative più sostenibili e quindi con collegamenti in treno al di sotto delle tre ore – continua Inturri – o addirittura in Spagna stanno pensando di vietare gli aerei per coprire le tratte già servite con un treno che ci metta meno di sette ore». Una discussione in atto nel resto d’Europa, coscienti del fatto che auto e aerei sono i mezzi più insostenibili dal punto di vista ambientale. «Una questione – sottolinea il docente – non da salotto scientifico, ma che fa parte della vita di tutti noi. Basta pensare che ormai in Italia si può morire di pioggia».

Dubbi e prospettive sull’utenza

Resterebbe poi un ultimo dubbio, quello legato al bacino d’utenza. Pendolari che fanno la spola tra le due sponde dell’Isola, innanzitutto. Anche perché, a voler allargare il raggio a turisti o a passeggeri da altre città siciliane vicine, si porrebbe il problema dei collegamenti. Solo tre autobus al giorno dall’aeroporto di Trapani verso Palermo o Agrigento, e ben 40 minuti di strada da percorrere – quasi quanto l’intero volo insomma – per raggiungere Trapani città. «È possibile che si verifichi una sorta di effetto Rayanair – spiega Inturri – partita da aeroporti e con tratte minori, per poi sviluppare una rete, anche di collegamenti». Anche a costo, in un primo periodo, di andare sotto con le spese. Ipotesi non del tutto impossibile, facendo due conti: «Se stimiamo il costo del carburante di un Boeing 737 800, come quelli che mi sembra abbia in uso Aeroitalia, per un’ora di volo e ci aggiungiamo il costo dell’equipaggio, le tasse aeroportuali della compagnia, l’assicurazione e altre spese siamo a circa quattromila euro a volo. Per vendere i biglietti a 35 euro, servirebbero in media 130 passeggeri ogni volo».


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