Ci sono una data e un’ora annunciate, le 6.40 del 14 giugno. Un aeroporto di partenza e uno di arrivo, da Comiso a Milano. Questo dovrebbe essere il primo volo della neonata Aerolinee Siciliane, società ad azionariato diffuso che punta a diventare una compagnia aerea «a servizio» dei siciliani. Solo collegamenti da e per la Sicilia a prezzi ragionevoli, «in media 90 euro a tratta». A mancare, al momento, è tutto il resto: l’autorizzazione a volare, i soldi sufficienti, i contratti con le società di gestione degli aeroporti dell’isola, il sito internet su cui prenotare i biglietti. Secondo i soci fondatori della società, è solo questione di tempo. «Ci siamo costituiti il 25 gennaio, pochi giorni fa abbiamo mandato una lettera a Enac chiedendo cosa inviare per ottenere il Coa, il certificato operatore aereo, e abbiamo chiesto dei preventivi all’aeroporto di Comiso sui loro servizi». A parlare è Claudio Melchiorre, uno di quelli che si è messo in testa di realizzare qualcosa di concreto per rispondere a un problema sulla bocca di tutti, soprattutto nell’ultimo anno: il caro voli che penalizza i siciliani.
Mentre nelle sedi istituzionali vanno avanti tentativi per applicare le tariffe sociali (dovrebbero scattare la prossima estate) e si creano scatole normative, più vuote che piene, per la continuità territoriale, questo gruppo di privati prova a passare all’azione. Aerolinee Siciliane punta a raccogliere dieci milioni di euro, finora sul suo conto corrente «ce ne sono 173mila, ma – fa i conti Melchiorre – abbiamo sottoscrizioni per almeno 660mila euro». Lo statuto prevede tre categorie di soci: imprese, quota minima diecimila euro; soggetto singolo, minimo duemila euro; e «i soci individuali frazionari», in cui rientrano le persone che credono nel progetto, vogliono partecipare ma hanno risorse limitate. «Come il disoccupato e la pensionata che hanno già sottoscritto delle azioni mettendoci poche centinaia di euro».
Stando alle dichiarazioni, finora a metterci le quote maggiori – 100mila euro a testa – sono state alcune aziende siciliane: la Butterfly Helycopter dell’imprenditore Piero Berti (in realtà ha sede a Macerata ma di famiglia originaria di Santa Croce Camerina), e la Si.Sac di Ragusa, della famiglia Leggio (Antonella Leggio siede nel consiglio di Sicindustria Ragusa) che produce plastica per serre. A redigere il business plan è stato una vecchia conoscenza, quel Luigi Crispino fondatore di Air Sicilia, società pioniera nel settore, fallita nel 2002, e poi tra gli azionisti principali di Wind Jet, fallita nel 2012.
Tra i fondatori e membro del consiglio di sorveglianza c’è anche Melchiorre, per 18 anni in associazioni a difesa dei consumatori, e già a capo di un comitato di utenti dell’aeroporto di Comiso. Il rapporto con Crispino nasce ai tempi del tentativo di salvataggio di Windjet. «Me lo presentarono perché di management e gestione aziendale ne capisco – spiega Melchiorre -. E già allora proposi l’azionariato diffuso, andai a parlare anche con l’allora assessore regionale alle Infrastrutture, ma non se ne fece niente». Nel passato di Melchiorre anche «l’esperienza in Confindustria Catania, nel settore delle relazioni indisutriali, e in Oranfresh». E pure un ruolo da «consulente per Nello Musumeci, quando era presidente della Provincia, e Umberto Scapagnini, sindaco di Catania. Mi occupai nel primo caso del borgo Lupo e nel secondo della zona industriale di Catania, ma è roba passata».
Aerolinee siciliane punta a partire con due aerei in leasing («siamo in trattativa con alcuni fornitori») con base a Comiso. «In otto mesi raggiungeremo il break even point, il punto di pareggio – spiega Melchiorre – Ogni sei, otto mesi implementeremo un aereo e, andando avanti così, in cinque anni avremo 12 mezzi». L’obiettivo è collegare tutti e quattro gli aeroporti siciliani con Roma, Milano, Bologna, Parigi, Londra, Malta, Tunisi e Francoforte. «Servono cinquemila sottoscrizioni, ci arriveremo: al momento le persone coinvolte nel progetto sono circa 500». Niente prezzi civetta. «Quelli – continua Melchiorre – li lasciamo a Ryanair, noi riserveremo questi posti cosiddetti marginali, quelli cioè che rimangono statisticamente vuoti e vengono venduti a 20 euro, a chi viaggia per esigenze sanitarie». Come dovranno fare i passeggeri interessati a dimostrarlo? «Vedremo, magari attraverso il call center». Una quota, 50 centesimi a biglietto, dovrebbe finire a una fondazione sociale appositamente creata per attività solidaristiche, «come un fondo di riassicurazione per il microcredito, per creare nuove piccole imprese».
Sullo sfondo resta la Regione Siciliana. L’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone ha voluto incontrare i fondatori della società per capire meglio il progetto. E in un comunicato ha sottolineato che essendoci «diversi motivi di interesse», «non può che trovare nella Regione un interlocutore attento». Spazio quindi a «discutere l’eventuale disponibilità della Regione», ma solo dopo «accorgimenti e approfondimenti».
C’è già chi storce il naso: un progetto che nasce privato e che, a metà strada, busserà alle porte di mamma Regione? E con quali modalità il pubblico entrerà in gioco? I privati smentiscono categoricamente uno scenario in cui la Regione metta il cappello sul progetto. «Se vorrà investire potrà farlo dentro la cornice dell’azionariato diffuso. Sarà un soggetto come gli altri, secondo quanto dice lo statuto della società», sostengono. Quello che è certo è che il governo Musumeci starà a guardare l’eventuale lancio e i primi mesi di vita della compagnia aerea per «valutarne la sostenibilità complessiva». Se l’iniziativa saprà stare sulle proprie gambe e crescere secondo quanto annunciato, si prenderà in considerazione un’eventuale partecipazione.
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