Vittorio Emanuele? Basta con la retorica

Ho letto con attenzione l’articolo di ieri sulla statua equestre di Vittorio Emanuele II restaurata e inaugurata a Palermo a firma del direttore del giornale, Giulio Ambrosetti. I fatti raccontati mi ispirano qualche riflessione.

 

La retorica della statua a Vittorio Emanuele esplode in tutta la sia virulenza nel dibattito odierno, a segnalare l’arretratezza culturale che oggi caratterizza il progetto dello spazio urbano, il suo decoro e i suoi elementi costitutivi. Se è vero, come è vero, che lo spazio urbano è il prodotto dell’uso sociale e delle attività che vi si svolgono, la questione dell’inserto commemorativo di una statua equestre in una piazza o in uno slargo della città assume una dimensione storica, quanto meno molto discutibile, in termini di rappresentazione/esaltazione di un personaggio oggi sottoposto a molte critiche proprio per i suoi rapporti con Garibaldi.

 

La contemporaneità del giudizio storico, oggi non più tanto facilmente accreditabile neanche nell’opinione pubblica diffusa e non specialistica, induce a pause di maggior riflessione prima di una scelta improntata all’imprudenza (impudenza?), laddove il rapporto storico tra i due personaggi di Vittorio Emanuele e Garibaldi non riscuote più il plauso bacchettone e supino di una storiografia acquiescente alla retorica del tempo.

 

In tal senso, anche lo spazio urbano va sottoposto ad una revisione critica, perché esso possa rivendicare una sua dignità e una rappresentazione di se stesso in termini innovativi rispetto al passato, con un’interpretazione diretta della sua contemporaneità che certamente esclude la retorica e punta sull’armonia di forme e contenuti della sua produzione e della sua rappresentazione sociale.

 

* Giuseppe Gangemi è architetto e urbanista


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