È stata l'ennessima aggressione, una notte di metà agosto, con calci e pugni a convincere una donna vittoriese a denunciare l'uomo, pregiudicato 39enne, a cui è stata applicata la misura cautelare dell'obbligo di dimora nel suo Comune. Intanto la vittima è stata affidata alle operatrici del centro antiviolenza Donne a Sud
Vittoria, violenze sulla compagna e sui figli minori La donna denuncia, trasferita in un luogo protetto
Una notte di metà agosto l’ha massacrata a calci e pugni, fratturandole due costole e procurandole lesioni e ferite che i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Vittoria hanno giudicato guaribili non prima di 25 giorni. Non era certo la prima volta che le metteva le mani addosso, ma per una giovane di Vittoria questa è stata la molla che l’ha spinta a denunciare il compagno, un vittoriese pregiudicato di 39 anni nei confronti del quale ora il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, ha riconosciuto gravi indizi di colpevolezza dovuti a una «significativa collana di violenze fisiche» ai danni non solo della convivente ma anche dei due figli minori di quest’ultima.
All’uomo, riconosciuto colpevole di maltrattamenti in famiglia, è stata ora applicata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza ed il divieto di avvicinamento alla vittima, prescrivendogli di mantenere una distanza di almeno cento metri da lei. Il provvedimento cautelare è stato eseguito dalla polizia di Vittoria.
L’indagine è partita, come detto, ad agosto, quando la donna si è presentata in commissariato con i suoi due bambini, terrorizzata e gridando di essere aiutata. Immediatamente soccorsa e rassicurata, la giovane ha riferito di essere riuscita a scappare dal proprio compagno che voleva ucciderla, dopo che aveva subito per tutta la notte violenze fisiche. La donna, in quella circostanza, aveva aggiunto che da tempo voleva porre fine alla decennale relazione sentimentale con l’uomo, che nell’ultimo anno aveva cambiato atteggiamento, ubriacandosi spesso e divenendo violento, ma le violenze psicologiche e la paura l’avevano fatta più volte desistere non solo dall’intento di lasciarlo, ma anche di quello di denunciarlo.
La donna è stata affidata alle operatrici del centro antiviolenza Donne a Sud e rifugiata con due dei suoi tre figli minori in una casa con indirizzo segreto, dove si trova tutt’oggi. Sarebbe stata vittima di almeno sette aggressioni con schiaffi, calci e pugni rivolti anche nei confronti del figlio maggiore, nato da un’altra relazione, e che era dovuto andare via da casa per sfuggire alle ire del patrigno.
«La donna è molto provata da questa situazione – spiega l’avvocata Rossana Caudullo, legale di Donne a Sud – ma grazie all’aiuto psicologico che la abbiamo fornito sta cercando di recuperare un pizzico di serenità, per se stessa e per i suoi figli. Le ferite del corpo dopo un po’ guariscono, quelle dell’anima sono decisamente più difficili da trattare».