Sfila lo stato maggiore del M5s davanti all'immobile che torna alla famiglia dell'operaio che si era dato fuoco. Di Maio e Di Battista contro banche, Equitalia e governo. «Noi saremo il vostro scudo. Se volete stare con loro, votateli ma non vi lamentate». Presenti divisi tra ammirazione e la sensazione di uno spot elettorale
Vittoria, i Guarascio si riappropriano della loro casa M5s: «Non risolviamo i problemi di tutti, la legge sì»
L’appuntamento era alle 11 in via Brescia a Vittoria. Il giorno in cui la famiglia di Giovanni Guarascio – operaio edile morto il 21 maggio 2013, una settimana dopo essersi dato fuoco – ritorna in possesso della casa pignorata. Comprata, per la seconda volta, a 46mila euro, di cui 30mila donati dai deputati regionali del Movimento cinque stelle, a cui si aggiungono, sostiene la famiglia, altri 20mila euro circa per spese quali oneri di urbanizzazione, sanatoria, tasse arretrate. Oggi il M5s porta nella cittadina del Ragusano il suo stato maggiore, compresi i deputati nazionali Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. «È un gesto simbolico, la casa è come l’acqua e come l’aria – ribadisce al microfono Giancarlo Cancelleri -, noi non risolviamo il problema di tutti, la legge sì, però è ferma in commissione giustizia».
Sono poco meno di 200 le persone radunate davanti alla saracinesca di casa Guarascio, che si mostra alla folla con la sua facciata di mattoni misti a cemento. Ci sono sostenitori dei Cinque stelle, anziani, qualche giovane e tanta polizia. Ascoltano i politici grillini che, a uno a uno, prendono la parola. «Siamo qui per ripristinare la giustizia, anche se avrebbe dovuto farlo lo Stato, che ha preferito le banche ai risparmiatori», attacca Di Maio. Gli istituti bancari e le agenzie di riscossione sono i totem da abbattere. «Equitalia deve scomparire dalla faccia della terra – continua Di Maio -, le banche devono essere bloccate, le case, le aziende sono strumenti essenziali per guadagnare e non devono essere pignorabili». E poi il governo Renzi e il Pd. «Questi ci tolgono i diritti e ci danno dei bonus – dice Di Battista -. Ci daranno un bonus tetto di 80 centimetri? Questa terra deve campare solo di turismo e di enogastronomia. Non le trivelle, il petrolio, il cemento. Aumentano i tumori e il parlamento non ne discute. Qui ancora c’è il ricatto lavoro-salute come l’Ilva». E l’accostamento banche-governo scatta automatico: «Le banche gestiscono in maniera torbida i nostri soldi e piazzano prodotti tossici. I partiti piazzano leggi tossiche, con nomi inglesi, così il popolo non capisce un cazzo», afferma Di Battista.
La figlia di Giovanni Guarascio chiama l’applauso per il padre, mentre l’avvocato annuncia che da oggi «l’ufficiale giudiziale non dovrà più bussare a questa porta», scatenando i presenti al grido di «Onestà», la stessa parola incisa sulla trazzera Petranfuso, altra azione concreta realizzata con i tagli alle indennità dei deputati regionali grillini. Maurizio Ciaculli è un imprenditore agricolo di Vittoria sfrattato per morosità e il cui capannone è stato incendiato. «Mi piace quello che hanno fatto – dice – ma se due deputati nazionali parlano così tanto di politica, si capisce che è uno spot elettorale». Un anziano che giura di non interessarsi di politica, bada al principio generale: «Se vuoi fare qualcosa di bene non lo fai vedere a tutti, la tua mano destra non deve sapere cosa fa la sinistra». Mentre per un giovane rapper «queste azioni le fanno solo loro, gli altri parlano e basta».
C’è spazio anche per rispondere agli attacchi di chi definisce l’evento odierno una strumentalizzazione a fini elettorali. «Sapevamo che la famiglia sarebbe finita nel tritacarne mediatico. Ma io ho qui l’atto, così se vi manca la carta vi ci pulite anche il culo», sentenzia Cancelleri tra qualche lacrima. «La realtà è che i fatti hanno più anima e cuore di chi li ha definiti populisti», aggiunge.
Don Vincenzo Sanzone è il parroco di Castellammare di Stabia. È venuto apposta dalla Campania. Quando nel 2010 un ex operaio dell’indotto Fincantieri si levò la vita, sul portone della sua chiesa, dove si tenne il funerale, don Vincenzo mise un cartello: «Non se ne può più di questa politica opportunistica e affaristica per niente sensibile e aperta ai veri bisogni dei cittadini», c’era scritto. Parole che oggi ha fatto risuonare anche a Vittoria: «Guarascio ha dovuto rimetterci la vita per attirare l’attenzione. Come prete dico alla mia chiesa di rimboccarsi le maniche, lo dice anche papa Francesco. Questa tragedia – continua – poteva e doveva essere evitata da chi ha responsabilità e potere decisionale, dalle istituzioni civili e religiose che chiudono gli occhi». Quindi ringrazia il M5s, «gli unici a essersi mossi». «Il sangue innocente – conclude – grida vendetta al cospetto di Dio». In disparte un ispettore di polizia osserva e controlla. È lo stesso che il giorno in cui il signor Guarascio si diede fuoco intervenne per provare a salvarlo. Una collega commenta: «È il nostro lavoro, un giorno proviamo a salvare qualcuno, un altro giorno abbiamo l’ordine di buttarlo fuori di casa. Ma gli ordini sono ordini».
L’obiettivo adesso è sbloccare la legge ferma alla Camera. «È parcheggiata perché tocca le tasche di qualcuno – denuncia Vanessa Ferreri, prima firmataria del ddl -. In Sicilia abbiamo più di seimila abitazioni e aziende che potrebbero essere pignorate, non è più possibile aspettare le tragedie. Il ddl è partito da Vittoria, è popolare e incontra il favore di associazioni, sindaci e cittadini. Bisogna iniziare a parlare di aste». «Questa legge deve prendere il nome di Guarascio», auspica Cancelleri. Poi lo sguardo va oltre, alle urne. «Vi rendete conto cosa fa il M5s con due lire? – attacca Di Battista – Chiamateci prima, noi saremo il vostro scudo. O volete continuare a stare con loro? Allora votateli ma non vi lamentate».