Il segreto del terzo successo consecutivo degli uomini di Stellone è il modo in cui hanno interpretato un match complicato contro una diretta concorrente. Pragmatismo, lucidità ed efficacia in fase realizzativa hanno fatto la differenza
Vittoria e primato, la missione è compiuta Umiltà e spirito di sacrificio chiavi vincenti
Vittoria e primato in classifica. Il quadro dipinto dal Palermo ieri al Barbera nello scontro al vertice con il Pescara soddisfa in pieno le aspettative della critica (i tifosi) e dell’autore stesso (giocatori e allenatore). Le firme in calce sono quelle di Puscas, Murawski e Moreo, i cui nomi figurano nel tabellino dei marcatori, ma la ‘paternità’ dell’opera è da attribuire a tutta la squadra. Tutti, ciascuno in base alle proprie attitudini e caratteristiche di gioco, hanno lasciato un segno dando un contributo alla realizzazione di una piccola d’opera d’arte impreziosita da un risultato rotondo (3-0). Opera d’arte con dei canoni di bellezza particolari – svincolati dalla purezza sul piano del gioco o da un’estetica spesso incompatibile con le dinamiche di un campionato di B in cui prevalgono altri aspetti – e riconducibili ad altri parametri. Solidità, pragmatismo, cinismo ed efficacia: sono queste le coordinate di riferimento in base alle quali i padroni di casa hanno orientato il percorso che li ha condotti alla terza vittoria consecutiva (evento che non si verificava dal 2014 con Iachini in panchina nella stagione culminata con la promozione in A) e alla conquista del primato in classifica ai danni proprio del Pescara, squadra che prima di ieri non aveva mai perso in trasferta in questo campionato e che nella storia non ha mai vinto nel capoluogo siciliano.
Gli oltre 9.200 tifosi del Barbera, emotivamente vicini alle vittime del maltempo che nei giorni scorsi ha colpito la provincia di Palermo (vittime onorate in Curva Nord con lunghi silenzi ed una serie di striscioni), si sono goduti una bella partita, giocata a ritmi sostenuti da due formazioni che si sono affrontate a viso aperto. Dove l’ha vinta il Palermo? La squadra ha eseguito alla lettera il piano d’azione preparato alla vigilia da Stellone. Il maestro aveva chiesto massima cura dei dettagli, attenzione nell’applicazione delle indicazioni tattiche e lucidità nella lettura delle varie situazioni di gioco e gli alunni non si sono fatti trovare impreparati. La chiave vincente, in ogni caso, è il modo in cui i rosa hanno interpretato la partita. Gli uomini di Stellone, che hanno una marcia in più in questo momento come dimostra lo score di 16 punti nelle ultime 6 gare, sono scesi in campo con umiltà e spirito di sacrificio calandosi alla perfezione nel clima di una gara casalinga diversa rispetto ad altre. Un match in cui è stato l’avversario (abile nel possesso palla ma poco concreto) ad avere spesso il pallino del gioco in mano e che richiedeva grande maturità nelle fasi di sofferenza. Da mettere in preventivo al cospetto di un Pescara che, disegnato da Pillon con il 4-3-3, aveva un uomo in più a centrocampo rispetto al Palermo schierato con un 4-4-2 a trazione anteriore con Falletti e Trajkovski esterni di centrocampo.
L’abnegazione e l’impegno profuso dai giocatori hanno premiato la scelta di Stellone che, con coraggio, ha deciso di applicare questa formula in una partita delicata e con punti importanti in palio. Anche il tecnico ha saputo leggere il match e ancora una volta ha indovinato i cambi schierando a partita in corso giocatori che poi hanno lasciato una traccia significativa. Le reti al tramonto della gara realizzate da Murawski, entrato al posto di Falletti, e Moreo (subentrato a Puscas, a segno per la seconda volta di fila e bravo a sfruttare al 37′ del primo tempo una brillante intuizione di Haas) esaltano il vasto potenziale a disposizione di Stellone e, contestualmente, valorizzano dei tratti ormai riconoscibili sul volto della squadra. Trascinata dai gol di giocatori subentrati, molto spesso letali nell’ultimo segmento delle partite.