Vitalizi, decine di sospensive tra la Camera e il Senato Ma in Sicilia finora nessun ricorso contro il taglio soft

Alla fine della fiera, potrebbe essere la Sicilia, l’unica Regione a uscire indenne dal taglio dei vitalizi agli ex parlamentari. Sono già circa 40, infatti, le sospensive alla riduzione del vitalizio accordate da Camera e Senato ad altrettanti ex parlamentari, per ragioni legate principalmente all’avanzato stato di età o alle precarie condizioni di salute. Sospensive che, è bene ricordarlo, non entrano nel merito dei ricorsi avanzati dagli ex parlamentari nei confronti del taglio alle indennità ma ne congelano gli effetti in attesa dell’esito dei ricordi.

Ma tra le motivazioni per cui le richieste di sospensive sono state accolte si legge che il Consiglio di giurisdizione della Camera «tenuto conto che dal taglio deriva un pregiudizio grave e irreparabile, sospende gli effetti del provvedimento».

Secondo i legali che hanno avanzato le richieste di sospensiva, «darci torto è molto più difficile che darci ragione». All’altro capo del filo la voce è quella di Felice Besostri, che ha seguito i casi di diversi ex parlamentari e ammette che alla base delle sospensive non ci sarebbe soltanto la gravità dei casi in esame, ma anche un principio più generale che deve necessariamente tenere conto che «si sta parlando di persone che hanno dedicato una vita alle istituzioni e che, anche laddove non sussiste il sopraggiunto limite d’età, difficilmente troverebbero spazio nel mercato del lavoro».

Insomma, dietro l’ok alle sospensive, potrebbe esserci proprio quel principio della «ragionevolezza» indicato dalla Corte Costituzionale e ripreso dall’Assemblea siciliana per scrivere la legge approvata lo scorso novembre.

Certo, è troppo presto per stabilire se effettivamente la legge resterà quella esitata da Sala d’Ercole o dovrà subire delle modifiche. Entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta, infatti, il Consiglio dei Ministri ha la possibilità di impugnarla, sollevandone gli eventuali profili di incostituzionalità. Qualora il cdm impugnasse la norma, a quel punto a esprimersi dovrebbe essere proprio la Corte Costituzionale.

Intanto anche sul fronte degli eventuali ricorrenti, non è chiaro se si adirà alle vie legali o meno. A fare chiarezza è Rino La Placa, presidente dell’associazione ex parlamentari, che ammette: «Ci siamo esimendo dall’esternare valutazioni, allo stato non abbiamo ancora una valutazione ufficiale della vicenda. Certo, di qua a qualche settimana decideremo se opporci al taglio operato dall’Ars o meno».

Quel che è certo è invece che dal fronte dei cinquestelle gli occhi restano aperti: dalle retrovie, infatti, ammettono che si attende di capire se il governo nazionale impugnerà la legge siciliana, «fermo restando – sussurrano i pentastellati – che non la daremo vinta così, con un taglio troppo soft».

Intanto resta il dato oggettivo: un taglio più deciso è stato oggetto di una pioggia di ricorsi, quello più soft al momento no. «Il principio, per quanto ci riguarda – spiega invece l’avvocato Maurizio Paniz, che ha seguito alcune delle 40 richieste di sospensiva – è che non si può intervenire su una situazione acquisita. Perché, se passa il principio che lo Stato può tirarsi indietro dopo aver fatto un patto con dei cittadini, diventa un rischio per tutti. Per quanto mi riguarda, non sto difendendo i privilegi di poche migliaia di persone, ma il principio di diritto di 18 milioni di pensionati in Italia».

Come andranno a finire i ricorsi? «Chi può dirlo? – ammette infine Lorenzo Lentini, terzo legale ad avere difeso gli ex parlamentari -. La partita è ancora aperta. Certo, quelle sospensive sono un segnale da parte degli organi giudicanti, che va in una precisa direzione. Non ci resta che attendere».


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