Dopo un restauro durato dieci anni il monumento Liberty di Ernesto Basile, di proprietà della Regione, non è stato ancora riconsegnato all'Unesco Sicilia. Intanto i visitatori criticano la scarsa fruibilità del bene e gli interventi di recupero filologico del giardino. Il direttore della fondazione: «Progetto non condiviso»
Villino Florio, ancora attesa per sede Unesco Angelini: «Ci hanno detto che devono pulire»
La Sicilia sarà pure una regione ricca di siti patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco, ma l’Unesco, in Sicilia, non ha ancora una casa. O meglio, una casa la fondazione Unesco Sicilia ce l’avrebbe anche, ma non può accedervi. «Devono fare le pulizie». La sede in questione è il Villino Florio all’Olivuzza nei pressi della Zisa, a Palermo. La casa, anzi, l’opera dell’architetto Ernesto Basile, datata 1899, che rappresenta uno dei primissimi esempi di Liberty in Italia, di recente reduce da un intervento di restauro durato dieci anni dai risultati oltremodo controversi. Molte sono state le critiche, in particolare riguardo al recupero filologico del giardino, che ha visto soccombere gli alberi che adornavano l’ingresso del villino in favore di una grande distesa di sabbia di tufo battuta.
«Siamo entrati al Villino Florio nel 2010 – spiega Aurelio Angelini, direttore della fondazione patrimonio Unesco Sicilia – Allora avevamo solo un paio di stanze al primo piano. Abbiamo firmato da tempo la convenzione con la Regione e aspettiamo di riprenderne possesso». I tempi, tuttavia, restano ancora tutti da definire. «Ci hanno detto che dobbiamo aspettare perché devono ultimare dei lavori di pulizia – continua Angelini – Un problema visto che quello di via Regina Margherita è l’indirizzo ufficiale della fondazione. È lì che riceviamo le comunicazioni da Parigi e sempre in quella sede è stato firmato il documento per l’ingresso del percorso Arabo-normanno di Palermo tra i beni patrimonio dell’umanità».
Intanto tra i turisti e i palermitani in molti si lamentano delle difficoltà nel poter visitare la struttura. All’interno del Vllino mancherebbero infatti segnaletica e cartelli esplicativi. «Non avremo alcun problema ad aprire il Villino ai visitatori – continua il direttore della fondazione – Siamo per il valorizzazione e la massima fruibilità dei beni culturali e per i nostri uffici ci bastano le stanze al primo piano. Al momento, però non abbiamo conto della situazione, visto che non siamo ancora dentro».
E sui lavori di restauro, curati della soprintendenza di Palermo, finanziati nell’ambito del Por Sicilia 2000-2006 e proseguiti dal Centro regionale progettazione e restauro nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013 per una spesa totale di oltre 580mila euro, Angelini spiega: «Non amo commentare i lavori di restauro dopo che sono stati realizzati, lo trovo poco utile. Di certo c’è che un progetto va comunque condiviso con la gente e con le organizzazioni prima di essere presentato. Deve potere essere discusso. Noi non ci occupiamo di restauri, ma di valorizzazione dei beni, qualcosa di abbastanza simile, e siamo soliti in ogni caso condividere e ragionare i progetti con tutte le parti interessate. Evidentemente, come spesso accade, all’interno degli uffici della pubblica amministrazione c’è chi si sente talmente sicuro delle proprie capacità da ergersi al di sopra delle parti e agire indiscriminatamente».