Vigili del fuoco, proclamato stato di agitazione «Sedi senza manutenzione, pericolo chiusura»

Cgil, Cisl, Uil, Confsal, Consabo e Usb. Tutte le sigle sindacali dei vigili del fuoco sono unite nella proclamazione dello stato di agitazione. Al centro della protesta, resa nota questa mattina da una nota inviata agli organi di stampa, le condizioni di disagio in cui lavorano gli operatori nelle diverse sedi del Comune e della provincia di Catania. «Tutti gli edifici hanno necessità di manutenzione – scrivono i sindacati – ma alcuni di loro potrebbero essere temporaneamente chiusi con relativo spostamento di uomini e mezzi in altra sede, creando, ovviamente, disagi alla cittadinanza, in quanto i tempi del soccorso potrebbero allungarsi».

Le criticità più evidenti, stando a quanto dichiarato, si avrebbero nel distaccamento aeroportuale di Catania Fontarossa, di proprietà della Sac al 2007, dove i rappresentanti dei pompieri parlano di una «situazione igienico-sanitaria precaria», tale da aver reso necessario l’intervento del comando a cui è stato chiesto di «sollecitare con estrema urgenza i vertici aeroportuali per l’inizio dei lavori di ammodernamento».

Ma non solo. La sede centrale di via Cesare Beccaria, di proprietà della città metropolitana e prima della ex Provincia, «non ha da anni un reale programma di manutenzione – continua la nota – e paradossalmente i vigili dovranno a breve fare servizio all’interno della sede con l’elmetto in dotazione, causa caduta di intonaci». Mentre, per il distaccamento Nord, nella zona di San Giovanni Galermo, ci sarebbero problemi per l’avvio del servizio mensa, ulteriori problematiche strutturali, la mancata istallazione degli impianti idrici e una carenza di carburanti per i mezzi di soccorso.

Per concludere, per la sede Sud, alla Zona industriale, «andrebbe trovata con urgenza una nuova ubicazione per via delle numerose problematiche divenute ormai famose nel corso di questi anni». Per questi motivi i sindacati annunciano «iniziative di lotta forte», di rivolgersi alla prefetta di Catania e, per finire, di intraprendere uno «sciopero provinciale nel caso in cui non si dovessero avere risposte concrete».


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