Il video musicale di Skinny con finto funerale in chiesa: la blasfemia trap fa indignare la curia di Catania

Il rintocco delle campane a morto e una ripresa dal basso in cui si vedono quattro persone, vestite completamente di nero con dei passamontagna, che portano a spalla una bara bianca all’interno della chiesa di San Camillo, in via Crociferi a Catania. Il feretro, in cui è indicato l’anno 2023, appartiene a Skinny, il cantante trap che da qualche anno spopola tra le nuove generazioni con i suoi testi crudi ed espliciti. La scena descritta all’inizio, invece, è quella del suo finto funerale, immortalata nel videoclip del singolo Rinascita. Quando viene aperta la bara, fornita dall’agenzia funebre Amalia D’Emanuele di Catania, all’interno, disteso, c’è proprio il cantante, vestito completamente di bianco. Pochi istanti, la canzone che inizia, e dalla porta principale della chiesa entra Skinny, ma con un completo scuro. Cinquantacinque secondi di video su quasi tre minuti che su Youtube, da fine aprile, hanno raggiunto quasi mezzo milione di visualizzazioni. Un successo coinciso con più di una fibrillazione all’interno della Curia di Catania. E non solo per l’indignazione di fedeli e preti. A occuparsi di Rinascita è stato in prima persona anche l’arcivescovo Luigi Renna.

Chi ha aperto le porte della chiesa al cantante? Come è stata autorizzata la ripresa del finto funerale in chiesa, sapendo che nel resto del video ci sarebbero state scene stracolme di ostentazione con mazzette di soldi, bottiglie di prosecco e portate di pesce? «La Curia è venuta a conoscenza del videoclip quando è stato pubblicizzato – racconta a MeridioNews l’Arcivescovo Renna – Non avremmo mai autorizzato senza una ricerca accurata: sono rari i casi in cui concediamo la possibilità di riprese». Ad aprire le porte di San Camillo a Skinny sarebbe stato Beniamino Sorbera de Corbera, figura di riferimento dei Cavalieri della Mercede, congregazione religiosa che a San Camillo aveva la propria chiesa di riferimento. Tutti, però, sarebbero stati all’oscuro delle reali intenzioni di chi voleva girare il video. «Si è trattato di un incidente – replica Sorbera de Corbera al nostro giornale – Ho agito in assoluta buona fede perché convinto fosse un video promozionale riguardante la chiesa. Il montaggio è stato fatto successivamente. Quando l’ho scoperto, ho cercato di rintracciare un ragazzo e l’agenzia funebre. Questa storia mi ha lasciato tanta amarezza e tanta angoscia». Un epilogo che ha portato fuori dalla chiesa lo stesso ordine dei Cavalieri della Mercede.

«È stato fatto presente, mesi fa, al volontario che teneva aperta la chiesa, che non aveva chiesto l’autorizzazione alla Curia per le riprese, così come di prassi si fa per cortometraggi, film e videoclip – aggiunge l’arcivescovo Renna – In verità, il volontario non era a conoscenza della norma e, quindi, ha agito lasciandosi prendere dall’entusiasmo tipico di chi vuole vedere la chiesa che frequenta inserita in una qualche forma di pubblicità; né sapeva come sarebbero state montate le immagini nel videoclip. Il rettore della chiesa – aggiunge – che è anche cappellano in uno degli ospedali di Catania e che celebra la messa nella rettoria solo la domenica, non aveva seguito la situazione. Il volontario ha ritenuto responsabilmente di rassegnarmi le dimissioni, che ho accettato; il rettore della chiesa, dopo più di dieci anni, è divenuto parroco a Catania».

Dal 12 settembre, a occuparsi della chiesa di San Camillo è don Mario Torracca. Lo stesso che bolla il video come «blasfemo, oserei dire, tremendo». Adesso, l’obiettivo di tutti è quello di mettersi alle spalle il video del trapper siciliano, cresciuto tra Modica (in provincia di Ragusa) e il rione popolare San Cristoforo di Catania. «Ho accettato l’incarico con buona volontà perché si vuole chiudere con il passato. Sono stato accolto bene dai fedeli e ho in programma di tenere aperta la chiesa più a lungo – spiega Torracca a MeridioNews – Stiamo costituendo una corale per fare lezioni gratuite con un tenore e accogliere i giovani. Abbiamo diverse adesioni». Una rinascita ma con uno spartito diverso.


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