Viale Africa, lo sfogo di una cittadina «Costretta da un magnaccia ad andare via»

Catania, viale Africa, ore 21.00.

Aspetto la Sais delle 21.10 proveniente da Palermo. Due o tre macchine parcheggiate, gente in attesa come me. Arriva una Panda bianca, scendono due uomini. Uno dei due, il più alto, inizia ad avvicinarsi alle auto parcheggiate poco distanti da me. Due parole scambiate con il conducente e una delle due macchine va via. Probabilmente per le insistenti richieste di pochi spiccioli, penso tra me e me. Il tizio alto, sceso dalla Panda bianca, continua il suo giro.

Altra macchina, stesso copione. Ma questa volta il conducente dell’auto abbassa il finestrino e gli parla cordialmente per un paio di minuti. Poi va via anche lui. Nel contempo una volante della guardia di finanza passa di lì, senza neanche fermarsi. Arriva il mio turno. Sono al telefono. Il tipo mi bussa al finestrino, ma capisco che non vuole soldi. Vuole semplicemente che vada via. Padrone della strada, così come delle donne che sfrutta. Mi giro dall’altro lato. Insiste nell’invito e scuote la macchina.

Metto in moto e scendo di un paio di metri. Mi raggiunge e a quel punto un moto di rabbia mi assale. Gli dico che non ho alcuna intenzione di spostarmi da lì. Il suo invito si fa sempre più insistente e aggressivo. Passano un paio di minuti e mi vedo costretta ad andare via, perché il tipo non molla e continua a sbattere i pugni sul finestrino. Il tutto tra l’indifferenza della gente, per cui, forse, è un normale copione.

Arriva l’autobus da Palermo. Me ne vado contenta di vedere mio fratello, ma con la rabbia di chi ha ceduto a un atto di prepotenza. «È esattamente come aver pagato il pizzo», dico.

Lo Stato, ancora una volta assente, ha perso. E con lui io e una meravigliosa Catania che non merita di stare in balia della prepotenza del più forte.

Sara

[Foto di avc_avoicomunicare]


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