Il concerto “Viaggio in Sicilia”, tenutosi domenica 9 Gennaio, all’Auditorium del Centro Culturale “Le Ciminiere”, segna il debutto della sezione culturale di “EtnaFest 2005”, diretta dal poeta Angelo Scandurra, in un ideale anello di giuntura con le altre due sezioni della rassegna, Musica e Cinema.
E quale miglior debutto poteva rappresentare il concerto, per dare “la parola alla Parola”, così come auspicato da Scandurra nelle linee programmatiche del suo cartellone di eventi?
Proprio il concerto di Roberto Pregadio trasmette alla Parola, al suono cui viene presentata, quel senso compiuto, il proprio corretto significato.
Il commento musicale è l’anima del film, la sua intima coscienza in un turbine di emozioni rappresentate dall’incessante divenire della scena.
La Sicilia e i suoi Eroi, le sue tragedie e le sue mirabilie, legate da un unico filo conduttore: le colonne sonore dei films girati nell’Isola. Un affascinante sillogismo, ci porta ad immaginare le musiche di Rota, Morricone, Trovajoli, Piovani come la rappresentazione dell’anima di questa terra.
Un excursus che ha passato in rassegna le colonne sonore dell’affermata produzione filmica ambientata in Sicilia (“I cento passi”, “Malena”, “Il bell’Antonio”, “Il Gattopardo”, “Divorzio all’italiana”, “Nuovo cinema paradiso”, “Il Padrino”, solo per citarne alcuni), eseguite dall’orchestra diretta dallo spumeggiante Roberto Pregadio, musicista di origini catanesi, famoso per le sue frequenti apparizioni televisive.
La saggia scaletta, mai stancante, mai esagerata, mai monotona, rispondendo proprio all’anima variegata del popolo siciliano, ha alternato mitiche melodie a gioiosi motivi, proiettando lo spettatore dalla magia del ballo, tra Burt Lancaster e Claudia Cardinale, alle musiche dei Procol Harum, passando attraverso il sottile e gaio sound de “L’eredità dello zio buonanima” o l’uggiosa melodia de “Il Padrino”.
Il tutto eseguito da un’orchestra, volutamente composta da siciliani, diretta dal catanese protagonista della “Corrida”, dando spazio a soliste esibizioni, di elegante impatto (tra cui alcune dello stesso Pregadio al piano).
E tra il pubblico, che assiepava all’inverosimile l’Auditorium in un successo dovuto e meritato, era facile riscontrare una “beata” partecipazione, nel sobrio incedere delle note, un riappropriarsi della propria dimensione, delle proprie radici culturali.
In un momento storico che intende perseguire l’annullamento delle differenze con l’impoverimento delle radici, un evento simile ha aiutato, chi ha avuto la fortuna di parteciparvi, a sentirsi parte di un sistema che ama accogliere, assimilare, perdendo però, mai la propria identità.
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