«Ci sono persone che non riescono nemmeno a parlare e noi, invece, ci lamentiamo per cose futili quando abbiamo tutto per poter condurre una vita normale». Nasce da questo pensiero il progetto Piccole follie per una buona causa del 35enne catanese Stelvio Albiani, ora impegnato in una nuova missione in moto da Catania, passando per […]
In moto da Catania al Portogallo per informare sull’autismo: la storia del 35enne Stelvio Albiani
«Ci sono persone che non riescono nemmeno a parlare e noi, invece, ci lamentiamo per cose futili quando abbiamo tutto per poter condurre una vita normale». Nasce da questo pensiero il progetto Piccole follie per una buona causa del 35enne catanese Stelvio Albiani, ora impegnato in una nuova missione in moto da Catania, passando per Lodi, fino a Cabo da Roca (in Portogallo). Cinque sono gli anni trascorsi dalla fondazione del progetto. Un’idea che è partita da un episodio in particolare. «Stavo facendo un viaggio in moto da Bornio a Berlino, sotto la pioggia per 27 ore. A un tratto – racconta – mi stava venendo un attacco di panico. Ho aperto Facebook e ho visto la foto di un padre con sua figlia in braccio durante i bombardamenti in Siria. Lì mi sono ricordato che dal cielo non cadevano bombe, ma era solo pioggia. Così ho continuato il viaggio». La passione per le moto ben presto è tramutata in una sfida etica e sociale che mette al centro di tutto le persone in situazioni particolarmente difficili.
La prima fondazione a cui il 35enne ha dato spazio è stata l’Atlas di Catania, nel 2020, decidendo di avviare una sfida in bici facendo il giro della Sicilia in 24 ore. Traversata dalla portata nettamente inferiore rispetto al viaggio in corso. «Il più lungo in meno tempo a disposizione», ricorda Albiani che ha deciso di raggiungere il punto più a ovest del continente europeo, Cabo da Roca, che simboleggia il confine tra terra e mare, la fine dell’egoismo e l’inizio dell’altruismo tradotto in una metafora. Il percorso in moto da Lodi a Cabo da Roca – più di quattromila chilometri dal 7 al 13 novembre – è stato segnato con una trentina di adesivi che sono stati appicciati sia all’andata che al ritorno, ritraenti un casco col puzzle, un arcobaleno con delle frasi e un cuore. Disegni che per i ragazzi della fondazione Danelli di Lodi simboleggiano l’unione, un valore che ben presto sarà impresso anche sulla pelle di Albiani. «Ho fatto finta di perdere una scommessa. Sarei dovuto rientrare alle cinque di giorno 13 e sono arrivato con sei minuti di ritardo appositamente. Tatuerò sulla mia pelle un casco che mi ricorderà per sempre di questi bei momenti».
Entrando nel dettaglio, il viaggio – soprattutto al ritorno – ha rappresentato una vera e propria sfida con cui il 35enne si è misurato passando da Barcellona, Cabo da Roca e Madrid. Duemila chilometri in 33 ore senza dormire, fermandosi solo per mangiare e sgranchire le gambe. Non solo, non passa inosservato un dettaglio: i capelli tinti di blu, colore che nel 2007 le Nazioni Unite hanno riconosciuto come la tonalità dell’autismo. Prima di ritornare a Catania la prossima settimana, Albiani incontrerà al nord altre fondazioni con cui potrebbero essere stabilite nuove sfide.
«Penso a quante cose sono cambiate dal mio primo viaggio di cinque anni fa – racconta il 35enne – a bordo di una moto 125 con i pantaloncini corti». Da lì a oggi una decina di sfide della stessa tipologia hanno accompagnato la sua vita, trascorsa a Catania all’interno del suo piccolo salone d’arte in via Firenze. Guardando al futuro, all’orizzonte si intravede già un nuovo obiettivo. «Voglio partire da Catania per raggiungere Capo Nord, ossia il promontorio più famoso della Norvegia e più a nord d’Europa, dedicandolo a un’associazione di donne col tumore al seno» conclude il motociclista.