Da marzo un dirupo separa il centro polifunzionale di via Zurria da un cantiere abbandonato trasformato in discarica a cielo aperto. Una situazione denunciata questa mattina dai Comunisti italiani, che hanno organizzato un sopralluogo sul posto. Ma denunce sono state fatte anche nei mesi scorsi dai vigili urbani e dal presidente della prima municipalità. La risposta è stata: «l'amministrazione comunale si ritiene sollevata da qualunque responsabilità». Secondo il Comune deve intervenire la società proprietaria, la Acqua Marcia di Caltagirone
Via Zurria, strada pericolante con discarica I comunisti: «Amministrazione incapace»
Un pericoloso strapiombo separa a Catania la via Zurria da una enorme discarica a cielo aperto. Il tutto di fronte a un centro polifunzionale comunale che comprende una piscina, uffici dell’anagrafe, la sede del centro sociale 1 e un distaccamento dei vigili urbani. L’area, a poche centinaia di metri da piazza Duomo, è un cantiere della società Acqua Marcia Immobiliare dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, compreso tra via Zurria, via Marano e via Cristoforo Colombo e, secondo gli abitanti della zona, «è ormai da tre anni in stato d’abbandono».
«Una discarica davanti alla sede della delegazione comunale è la prova dell’incapacità dell’amministrazione comunale», denuncia Orazio Licandro, membro della segretaria nazionale dei Comunisti italiani e promotore questa mattina di un sopralluogo nella zona. Tra gli evidenti pericoli, derivanti «dai fumi nocivi e dal rischio crollo», i Comunisti italiani chiedono un «intervento immediato dell’amministrazione comunale, per garantire la sicurezza». Nell’area, dove fino a pochi anni fa c’era una piccola fabbrica che preparava blocchi di ghiaccio, i lavori per la costruzione di quello che, secondo quanto riferito da un residente, doveva essere «un edificio residenziale con annesso parcheggio multipiano» sono stati interrotti in concomitanza al sequestro da parte della magistratura per lottizzazione abusiva del complesso del Mulino Santa Lucia . Ma l’accesso al cantiere abbandonato è libero. E proprio mentre è in corso il sopralluogo, dal cancello di via Marano un uomo entra e, ai piedi di una colonna, espleta i suoi bisogni.
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Da marzo di quest’anno la situazione è già stata denunciata più volte, senza nessun intervento risolutore. «I pannelli di recinzione del cantiere sono crollati il giorno del ciclone a Catania, a marzo» spiegano i vigili urbani della prima municipalità che, dopo aver segnalato il pericolo, dall’ufficio manutenzione stradale del Comune hanno solo ottenuto l’installazione sul dirupo di alcune transenne. E Carmelo Coppolino, presidente della prima municipalità del Movimento per le autonomie, intervenuto nel corso del sopralluogo dei Comunisti italiani, mostra una denuncia sul rischio derivante dalla sede stradale precaria, presentata il 9 luglio, e la relativa risposta dell’amministrazione comunale, datata 5 settembre. «L’amministrazione si ritiene sollevata da qualunque responsabilità», si legge nel documento, a firma dell’ingegner S. Ferracane del servizio manutenzione strade, in cui si diffida la ditta proprietaria del cantiere a «provvedere con la massima urgenza al ripristino funzionale della recinzione».
Una responsabilità dei privati che, secondo Licandro, non è però sufficiente per non occuparsi della messa in sicurezza del cantiere, in quanto l’unica urgenza è «la pubblica sicurezza da ripristinare». Secondo Antonio Tomarchio, consigliere provinciale del gruppo Comunisti italiani – Italia dei valori, andrebbe fatto un «intervento a danno da parte dell’amministrazione, con spese a carico della ditta per ripristinare la sicurezza». Ovvero, l’amministrazione dovrebbe eseguire i lavori di bonifica per poi rivalersi sulla società costruttrice. Perché l’intervento «non è questione di soldi, ma di volontà politica e amministrativa», spiegano gli esponenti del partito di sinistra. E secondo quanto dichiara Elio Bosco, avvocato e segretario del circolo cittadino dei Comunisti italiani, stanno anche valutando di presentare un esposto alla magistratura. «In città manca una opposizione vera, ma non bisogna sempre attendere gli esposti dei comunisti italiani perché la magistratura faccia qualcosa», afferma. In attesa che qualcosa venga fatto, il presidente di municipalità Coppolino approfitta dell’occasione per un annuncio:«Se l’amministrazione non interverrà entro una settimana, io metterò i catenacci al portone di via Zurria: da qui passano centinaia di persone, compresi i bambini, e non possiamo continuare con questo pericolo», conclude.