Vertenza Ksm, Uiltucs: «Più controlli sulle gare»

«In assenza di controllo sia da parte dei committenti sia da parte degli ispettorati del lavoro e delle prefetture, le aziende che si aggiudicano gli appalti a certe condizioni spesso non applicano il contratto di settore, non rispettano le condizioni di sicurezza, non pagano gli straordinari e le indennità, non rispettano le regole del cambio di appalto e così via. E nonostante le nostre denunce, nessuno interviene». Lo afferma Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia, che torna così sulla vertenza Ksm. «La situazione è veramente molto delicata – prosegue – nessuno può pensare di avere la bacchetta magica e risolvere il problema. L’azienda ha sicuramente le sue colpe, spesso naviga a vista, ma anche le istituzioni competenti nel settore hanno le loro responsabilità».

Assieme ai sindacati Filcams Cgil e Fisascat Cisl, la Uiltucs spiega che il settore della vigilanza privata opera in appalto, «spesso si tratta di appalti pubblici, aggiudicati a tariffe molto più basse del reale costo del lavoro, ma le commissioni deputate a verificare la regolarità e congruità dell’offerta guardano soltanto al risparmio del committente fregandosene dei lavoratori e delle previsioni contrattuali, sia per quanto concerne la parte economica sia normativa». Le organizzazioni sindacali ricordano quindi di avere risposto alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla società chiedendo come prevede la legge l’esame congiunto. Si è realizzato soltanto il primo incontro di avvio all’esame, che per legge dura 45 giorni in sede sindacale e 30 in sede istituzionale.

«Abbiamo espresso al tavolo la nostra contrarietà ai licenziamenti – prosegue Flauto – e chiesto una serie di dati che ci dovranno essere forniti per avere un quadro più chiaro della situazione. Abbiamo espresso forti critiche sulle motivazioni che hanno portato all’apertura della procedura. Anche durante la precedente procedura non si era riuscito a trovare un accordo, e nonostante qualcuno pensasse che alla fine l’azienda non avrebbe licenziato, perché non c’erano esuberi, di fatto poi l’azienda ha intimato circa 200 licenziamenti, una vera tragedia per 200 famiglie. E nonostante tutti abbiano impugnato i licenziamenti e proposto i ricorsi, i giudici non hanno accettato i ricorsi tranne in qualche caso eccezionale».

Secondo Flauto «c’è probabilmente una precisa volontà politica che tiene in un ispettorato del lavoro importante come quello di Palermo, ad esempio, soltanto cinque o sei unità di personale. Detto questo, è chiaro che lo Stato, e in questo caso la Regione dalla quale dipende l’ispettorato, non hanno alcuna intenzione di garantire il rispetto della legge e dei contratti di lavoro, di contrastare il rischio di evasione fiscale e contributiva, che invece aiuterebbe a incrementare le entrate per lo Stato e a diffondere la cultura del rispetto delle regole. Quello che invece accade – conclude Marianna Flauto – è che viene trasmesso un messaggio esattamente inverso, ovvero che ognuno può fare quello che vuole, una sorta di anarchia diffusa che favorisce certe imprese». I sindacati ricordano quindi che vengano denunciate e sanzionate, anche con il ritiro della licenza, così come prevede la normativa, quelle imprese che non applicano il contratto di settore.

(Fonte: Uiltucs Sicilia)


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