Fondi per la Palermo-Catania ma progetto resta di sola «velocizzazione». Chiusi intanto 38 chilometri fino al 2025

Da tre ore a due per spostarsi in treno da Catania a Palermo, con «limiti di velocità che saliranno a 200 chilometri orari sia per i vagoni merci che per quelli che trasportano i passeggeri». Toni trionfalistici che da giorni campeggiano su tutti i giornali dopo la diffusione di un comunicato stampa. Il tutto affiancato da un numero: 3,4 miliardi di euro di fondi approvati dalla Banca Europea degli Investimenti e da una serie di enti istituzionali e finanziari: Intesa Sanpaolo, Cassa Deposito e Prestiti e ministero dell’Economia. Sul tavolo c’è sempre il raddoppio delle linea ferroviaria tra le due città. Un progetto noto già prima della nascita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che prevede un pacchetto di investimenti e riforme articolato in sei missioni.

«Sotto il profilo progettuale, dopo l’annuncio sui fondi dei giorni scorsi, non c’è sostanzialmente nessuna novità. Resta il progetto del doppio binario», spiega a MeridioNews Giuseppe Inturri, docente di Trasporti all’università di Catania. L’innalzamento dei limiti di velocità a 200 chilometri orari, inoltre, rappresenta soltanto la velocità di punta che i treni potranno raggiungere. «Punte massime che riguarderanno però soltanto alcuni punti della tratta – aggiunge Inturri – Resteremo comunque lontani dagli standard dell’alta velocità. Per definirsi tale, secondo le direttive europee, bisogna viaggiare oltre i 250 chilometri orari ma il limite è già salito a 300/350 chilometri orari. Sulla Palermo-Catania ci sarà invece una velocizzazione della linea».

Guardando il livello del trasporto su rotaia in Sicilia – da Palermo a Trapani occorrono quasi cinque ore – il raddoppio del binario sarà comunque un risultato che migliorerà la situazione generale. I benefici, sulla carta, arriveranno a partire dal 2025. Anno entro il quale si completeranno i lavori avviati nel lotto che va da Catenanuova a Bicocca. Intanto, da lunedì scorso, 13 marzo, è scattata la chiusura della tratta per complessivi 38 chilometri. Per garantire l’operatività dei cantieri, la circolazione ferroviaria è stata sospesa e i treni sostituiti con autobus. Attualmente per coprire l’intera tratta, dal capoluogo etneo a Palermo, occorrono quasi quattro ore. Da Catania a Dittaino in bus e poi il resto del viaggio in treno. «Essendo il binario unico non è possibile fare i lavori in presenza di esercizio – continua il docente di Unict – quindi bisognerà utilizzare dei servizi sostituitivi. Uno scotto che si paga perché il tracciato si sovrappone o è adiacente a quello esistente».

Per avere una vera alta velocità bisognerebbe sostanzialmente ridisegnare gran parte della linea esistente e cambiare modello passando alla AV-LARG e cioè un’alta velocità snella, agile e a basso impatto ambientale alternativa al modello AV/AC che coniuga rapidità di percorrenza al trasporto congiunto di merci. In questo modo sarebbe possibile raggiungere Palermo da Catania, e viceversa, in circa 90 minuti. Upgrade che in Sicilia probabilmente non vedrà mai la luce. Il resto d’Italia appare ancora più lontano, toni trionfalistici esclusi.


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