Il presidente di Coldiretti Sicilia fa il punto della situazione a metà della stagione 2018. I primi dati arrivano dalla parte occidentale dell'Isola, mentre ai piedi dell'Etna la raccolta inizierà a breve. «Per l'isola sta diventando un biglietto da visita internazionale»
Vendemmia, in Sicilia si va verso un’annata di qualità «Nonostante le forti piogge, avremo dei vini eleganti»
«Meglio produrre bene che produrre tanto». I risultati della vendemmia in Sicilia, quest’anno, sembrano positivi, nonostante «un primo periodo che ci aveva un po’ allarmato a causa delle piogge battenti che hanno causato qualche danno a una parte della produzione». A dirlo è Francesco Ferreri, presidente di Coldiretti Sicilia, che a MeridioNews fa il punto della situazione sulla raccolta di uva nell’Isola. Le piogge estive di agosto hanno fatto registrare «fino a 150 millimetri di acqua in poco tempo», dove normalmente ne pioverebbero al massimo quattrocento in tutto l’anno, ma ciò nonostante i risultati alla fine sono arrivati e finora è stato raccolto più dell’80 per cento del prodotto.
«A livello qualitativo – prosegue Ferreri – siamo molto contenti, i vini a oggi sembrerebbero molto freschi ed eleganti. Per quanto riguarda la quantità, ancora manca parte del raccolto per fare la somma totale, ma dovremmo attestarci a un più dieci per cento rispetto alla vendemmia dell’anno scorso che invece si attestava a meno 25 per cento rispetto a quella dell’anno prima». Questi i dati che al momento provengono quasi solamente dalla parte occidentale dell’isola, dove si è quasi agli sgoccioli, mentre nelle zone dell’Etna la vendemmia comincerà tra qualche settimana. «All’inizio eravamo preoccupati perché non sapevamo come potesse andare – racconta Ferreri -. Poi, iniziando a raccogliere, qualche soddisfazione è arrivata e oggi possiamo dire che avremo una buona vendemmia in termini di qualità del prodotto».
Indubbiamente un buon raccolto influirà sulle vendite: il vino siciliano conquista sempre più i mercati esteri. «Stiamo vivendo un ottimo periodo – sottolinea il presidente – la Sicilia ha fatto un buon lavoro e notevoli passi avanti, ottenendo buone risposte anche dal territorio nazionale. È un brand molto forte, molto più riconosciuto all’estero rispetto a quanto lo percepiamo noi. La nostra è un’isola ad alta vocazione vitivinicola, ogni zona ha le sue peculiarità e le sue caratteristiche, nonché i suoi vitigni autoctoni. Certo, abbiamo sempre da lavorare e da crescere – aggiunge Ferreri – anche perché parliamo di una regione abbastanza giovane per la produzione di vini di qualità, ma si sta strutturando bene, c’è un comparto che funziona». Le principali difficoltà riguardano altri aspetti. «Abbiamo difficoltà ad accedere nelle nostre aziende perché la viabilità interna è ridotta a un colabrodo, ma influiscono anche i cambiamenti climatici, ogni anno viviamo situazioni diverse: l’anno scorso per quasi una settimana le temperature hanno raggiunto i 45 gradi, quest’anno esattamente l’opposto».
Disagi che cambiano le carte in tavola ma che sembrano ormai superati. D’altro canto, il vino – dal Grillo al Nero d’Avola che vive una seconda giovinezza perché richiesto con gran forza dal mercato – resta un grande biglietto da visita per la Sicilia, «un ambasciatore», come lo definisce il presidente di Coldiretti: «Ci sono aziende che riescono a commercializzare i vini anche in 140 Paesi, questo permette di far conoscere la nostra terra in tutto il mondo e stimola chi lo prova a vedere dove viene prodotto. Su questo dobbiamo continuare a investire di più, ma la burocrazia – conclude Ferreri – spesso frena il settore. Se ci fossero meno lungaggini aumenterebbero gli investimenti».