Valutazione, organizzazione e responsabilità: le chiavi per la nuova Università

«Ci siamo trovati davanti, negli ultimi mesi di studio, un lavoro di costruzione del sistema università, cercando di capire, nella sostanza, se si potevano introdurre correttori per tutto quello che è andato male nell’applicazione dell’ultima riforma universitaria». Introduce così la conferenza sull’evoluzione dell’università Giovanni Ragone, consigliere del Ministro dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi.

 

Durante l’incontro di ieri, il professore ha posto i tre punti fondamentali del programma del nuovo Ministero per la riforma del sistema universitario: la riorganizzazione delle classi e dei corsi di laurea, la valutazione universitaria e della ricerca e il reclutamento. «Rispetto al 2001 – ha affermato Ragone –  ci troviamo un miliardo di euro in meno per l’Università. E’ dovere del Governo recuperare questo denaro, perché altrimenti l’Italia va alla decadenza, in quanto gli altri paesi investono molto più di noi e il divario sarà incolmabile». Nella sua chiarezza accademica Ragone ha puntato innanzitutto il dito sulla passata gestione Moratti, rea, secondo lui, della «vergognosa disseminazione del tessuto universitario e della dispersione della proposta formativa, che ne ha abbassato inevitabilmente la qualità». «E’ inaccettabile – ha aggiunto Ragone – che nelle università ci sia un terzo del personale docente ordinario e due terzi a contratto».

 

«Si è avviato un processo governato burocraticamente e non politicamente e l’università si è ritrovata in un sistema di competizione quantitativo e non, come dovrebbe essere, qualitativo» ha aggiunto il consigliere del Ministro che, proponendo la soluzione per ribaltare questo stato di cose, ha introdotto uno degli elementi più importanti della riforma. «Sarà compito dell’Agenzia nazionale per la valutazione dell’università e della ricerca (Anvur) monitorare e valutare l’operato degli Atenei» prosegue il professore, non senza specificare che «questa Agenzia, che dopo qualche mese di rodaggio entrerà in piena attività nel 2008, non dovrà valutare il lavoro dei singoli ricercatori o docenti (compito che dovrà svolgere l’Ateneo, ndr), ma valutare la qualità dell’offerta formativa, della ricerca e di tutti quei progetti in cui verranno stanziati fondi del Ministero. Per fare questo, conclude, «l’Agenzia sarà formata da tecnici e sarà terza rispetto al potere politico». Ci si avvia così, dopo un periodo in cui la valutazione sembrava uno spauracchio non reale, verso un sistema in cui anche le università saranno tenute a valutarsi con cura. «Sapere che esiste l’Agenzia, per gli Atenei significa attrezzarsi perché si troveranno in un sistema di competizione qualitativa».

 

Riguardo il tema delle classi di riferimento, il consigliere del Ministro ha affermato che rimarranno i vecchi settori disciplinari, definiti dallo stesso «piaga del sistema», ma «le università saranno più libere, perché intendiamo creare dei macro-settori dove far confluire le tipologie di classi». Questo è stato il punto più dibattuto nel confronto con i presenti nell’aula magna dei Benedettini. Molti professori e presidi presenti si sono infatti dimostrati non poco perplessi sui metodi di applicazione di queste macro-classi di riferimento, mentre un generale consenso ha accompagnato l’idea di «riorganizzare e rimodulare i cicli di formazione, cercando di aumentare il numero dei laureati triennali nei tempi più stretti possibile e definire obiettivi e metodi di valutazione per l’accesso alle specialistiche che devono essere realmente professionalizzanti e non devono essere di massa».

 

Per quanto riguarda la nuova riforma delle classi e dei cicli di studio, ci ha poi confermato Ragone, «gli studenti non dovranno preoccuparsi, perché non ci sarà alcun cambiamento o disagio per chi è già iscritto. Anzi, con la rimodulazione dei requisiti e della valutazione di ingresso si verrà incontro al problema che si è creato per chi, dopo la triennale, doveva integrare parecchi crediti se voleva iscriversi ad un corso specialistico in una facoltà diversa dalla propria. Questo perché non verranno valutati i crediti su settori disciplinari che mancano ma competenze e conoscenze». Il programma di riforma dei cicli non risparmia il così detto “terzo ciclo”, quello cioè del dottorato di ricerca che, secondo i progetti del Ministero, «dovrà avere un rapporto più stretto e diretto con il secondo». Nel quadro di una riorganizzaione didattica, importanti novità ci saranno anche per l’accesso all’insegnamento. «Non pensiamo che per formare gli insegnanti servano sette anni (3+2+2 previsti da Scienze della Formazione, ndr) al massimo cinque più il tirocinio» ha dichiarato infatti Ragone, che sulla Sissis dice: «verrà riformata o abolita nel quadro di un accordo fra i Ministeri».

 

Approfondita è stata anche l’analisi e le proposte per quanto riguarda i giovani ricercatori, sui quali il professore ha esposto la «priorità assoluta del Ministro, aprendo una vera strada per il reclutamento – ha detto – per portare all’interno delle università almeno 300 ricercatori l’anno per i prossimi dieci anni e alzando i livelli di reddito».

 

Dopo diverse ore di dibattito, condivisa soddisfazione per la possibilità del dialogo è stata espressa da tutti i presenti e lo stesso Ragone ha più volte ribadito che «la bozza riguardante queste riforme è pubblica e accessibile a tutti i colleghi del mondo universitario sul sito del Ministero, così da essere fonte di discussione per i prossimi due mesi, oltre i quali il Ministro invierà una sua linea e si procederà al dibattito politico nelle aule, pur con i problemi politici che, soprattutto al Senato, conoscono in molti».

Michele Spalletta

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