Tutelare e valorizzare i candelabri bronzei di piazza Università: questo il contenuto di un’istanza presentata dal Movimento 5 Stelle alla commissione Cultura della prima municipalità, e approvata al’unanimità dai consiglieri. Le opere, che stanno alla base dei quattro lampioni presenti nella monumentale piazza del centro cittadino, sono infatti opera dell’artista catanese Mimì Maria Lazzaro, realizzati nel 1957. Rappresentano tre delle più famose leggende siciliane: Colapesce, Gammazita e Fratelli pii. Il quarto candelabro è invece dedicato a Uzeda, eroe catanese nato agli inizi del ‘900 dalla mente del giornalista Santi Consoli come rivale nelle opere dei pupi dei classici personaggi di Orlando e Rinaldo, e assurto in pochi anni, nell’immaginario popolare, a livello di mito.
«Abbiamo proposto l’istanza per un motivo specifico: queste opere dal valore artistico inestimabile non sono inserite nel capitolo di bilancio della manutenzione ordinaria del Comune», spiega l’attivista del M5s Debora Borgese, tra i promotori dell’iniziativa di cui si è fatto portavoce il consigliere pentastellato della terza municipalità Emanuele Nasca. A testimoniare la necessità di interventi continui c’è «un dito mancante in una delle statue dei Fratelli pii», sottolinea Borgese. «Abbiamo accolto l’istanza presentata dal M5s all’unanimità e chiederemo all’assessorato ai Saperi e alla Bellezza condivisa di occuparsi della manutenzione. Ma anche di valorizzare l’opera con delle descrizioni turistiche», spiega il presidente della Commissione cultura della prima municipalità Davide Ruffino. «Prima dell’arrivo della richiesta, non sapevamo nulla della storia di queste opere, e tra le proposte presentate dal M5s c’è quella di realizzare la cartellonistica multilingue con la storia delle leggende narrate e sull’autore, oltre all’inserimento di un Qr code con coordinate Gps», conclude Ruffino. Per la realizzazione dei cartelli, si pensa di coinvolgere l’Università di Catania e l’Accademia di Belle Arti.
«All’autore delle opere, Mimì Maria Lazzaro, è stato dedicato anche l’Istituto d’Arte etneo. Negli anni ’70, quando era preside uno dei maggiori architetti di Catania, Raffaele Leone, furono realizzati dei calchi delle opere», spiega Iorga Prato, tecnico archeologo ed esperto di storia catanese. «In particolare c’è da dire che Lazzaro, ricordato come futurista, non aderì mai al movimento, in quanto non in linea con i principi ideologici. In città è stato anche autore della monumentale statua della Giustizia di piazza Verga», conclude Prato.
[Foto di Giovanni Schiavo]
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