Questa la destinazione del bene di Punta Cavazzi che è stato affidato per 30 anni alla Sabir Immobiliare srl: «Siamo andati controcorrente e abbiamo scartato l’idea della tipica struttura di lusso in favore di un progetto culturale dedicato con percorsi rivolti ai ragazzi e ricercatori provenienti da tutto il mondo»
Ustica, il faro diventerà un centro per lo studio del mare «Valorizzare area protetta per attirare giovani e studiosi»
Non un resort di lusso, bensì un centro polifunzionale aperto a giovani studenti e ricercatori di tutto il mondo per un turismo ispirato alla conoscenza e allo studio del mare e dei suoi fondali. Sarà questa la destinazione del Faro di Punta Cavazzi di Ustica – il terzo dato in consegna nell’Isola, dopo quello di Brucoli ad Augusta e quello di Capo Grosso a Levanzo, nelle Isole Egadi – che è stato affidato la scorsa settimana al vincitore del primo bando per la concessione di 11 fari italiani indetto dal demanio nel ottobre del 2015: la Sabir Immobiliare srl. La consegna ufficiale delle chiavi si è svolta nei giorni scorsi proprio nei locali di Punta Cavazzi, alla presenza del direttore regionale dell’Agenzia del demanio, Stefano Lombardi, del sindaco Attilio Licciardi e del responsabile del Comando zona fari della Sicilia, capitano di fregata Maurizio Romano.
Gli investimenti previsti per la rinascita della struttura sono stimati in circa 535mila euro e il canone per i 30 anni di concessione ammonta a 225mila euro: le spese per la ristrutturazione del bene sono, infatti, a carico di chi si aggiudica il faro. La società che si è aggiudicata la gestione del bene dovrà provvedere al più presto a predisporre il progetto per i lavori di ristrutturazione del bene per poi presentarlo al Comune, l’ente che materialmente rilascerà la concessione per la realizzazione degli interventi. Nelle intenzioni della Sabir la destinazione sarà di tipo ricettivo con un taglio culturale e scientifico con al centro il tema della formazione dell’universo marino anche attraverso immersioni subacquee.
«Ispirandoci alle linee guida del bando che privilegiano lo sviluppo del territorio – ha detto Manfredi Caprì della Sabir Immobiliare srl -, siamo andati controcorrente e abbiamo scartato l’idea della tipica struttura di lusso in favore di un progetto di studio rivolto ai giovani perché la nostra idea è di rilanciare la formazione nei confronti del mare. Il progetto – che abbiamo chiamato Maree (Meeting area for research educational and entertaiment) – è stato concepito come una sorta di foresteria per i ragazzi. L’idea ci è venuta guardando quanto già fatto all’estero: in Norvegia, Scozia e Inghilterra queste strutture sono state trasformate i piccoli musei del mare, con percorsi didattici destinati ai più giovani. Noi, invece, abbiamo pensato di formare i ragazzi proprio al suo interno, sfruttando l’opportunità più unica che rara offerta dalla riserva marina protetta di Ustica, la più antica del Paese».
Nella struttura, che dopo i lavori di ristrutturazione potrà accogliere al massimo 16 ragazzi per volta più quattro operatori-tutor, saranno realizzati in parte campus estivi destinati principalmente ai ragazzi più piccoli con attività subacquea e di apnea (utile anche per ottenere il brevetto di primo livello) e momenti rivolti alla didattica grazie a una sala dedicata proprio alla formazione. In parte, inoltre, il Faro potrà ricevere anche scienziati e ricercatori universitari o di centri privati che potranno dedicarsi allo studio della biologia marina. «Pensiamo di stringere accordi e creare una rete con diversi atenei con uno sguardo rivolto soprattutto all’estero – ha sottolineato Caprì – da un lato per promuovere l’internazionalizzazione dell’isola, dall’altro perché ci auguriamo di lavorare 10 mesi l’anno».
Sulla data di apertura molto dipenderà anche dai tempi della burocrazia: l’obiettivo è di renderla fruibile a partire dall’estate 2019. «Siamo molto contenti che si sia concretizzato questo passaggio burocratico – ha aggiunto Licciardi -, e i caratteri del progetto e le sue finalità sono molto affini a quelle scientifiche e di formazione volute dall’area marina protetta che il Comune gestisce: è rivolto a fasce giovanili, a un turismo straniero e intende coprire mesi dell’anno che vanno ben oltre il semplice turismo balneare. Il bene stava andando in lento e continuo deperimento e rischiava di trasformarsi in un rudere, al di là della funzionalità del faro che è stata sempre garantita dalla Marina – ha concluso – Siamo felicissimi che possa tornare a splendere».