Urla dal silenzio

“Il diritto allo studio non si tocca, lo difenderemo con la lotta”. Pensate al suggestivo silenzio dei corridoi del Monastero dei Benedettini. Ora pensate al levarsi di più di duecento voci, tutte insieme riunite in questo unico slogan. L’eco attraversa le mura dell’edificio, si avverte chiaramente anche dall’esterno. Sono più o meno le dieci e mezza di ieri ed un corteo ben nutrito di studenti si dirige, pacifico e chiassoso, verso la segreteria di presidenza di Lettere.
 
Già dalle nove e mezza del mattino gli studenti del Movimento Studentesco hanno ripreso l’azione di volantinaggio e di informazione iniziata il giorno prima, ma la maggior parte degli abitudinari frequentatori del Monastero sembra non lasciarsi coinvolgere dall’invito alla protesta. Lentamente però cominciano a formarsi dei gruppetti: molti studenti si avvicinano, ascoltano, applaudono, annuiscono.
“Andiamo a presentare le nostre richieste direttamente al preside Enrico Iachello” si annuncia al megafono. Qualche attimo di esitazione tra i presenti, eppure il gruppo non si disperde. Prende forma il corteo che, entrato nel Monastero, si rafforza per convinzione e per numero di partecipanti. È un lungo serpentone che arriva davanti alla segreteria di presidenza di Lettere e che, vista l’assenza del prof Iachello, prosegue verso l’Aula Magna dove si sta svolgendo la lezione di Letteratura Italiana Moderna.
 

I portavoce della protesta chiedono al prof Mario Tropea di poter esporre le loro ragioni, lui annuisce e va via.
È il primo momento di assemblea: l’Aula Magna viene riempita, la gran parte dei ragazzi che stavano seguendo la lezione rimane al suo posto e prende parte alla discussione. Dopo circa dieci minuti gli studenti riprendono la loro marcia: direzione aula A1 che viene pacificamente occupata e che così rimarrà nei prossimi giorni, anche dopo lo scioglimento dell’assemblea.
L’affluenza è tale che molti rimangono in piedi.
 
Si susseguono gli interventi di studenti di Lettere, Lingue e Scienze Politiche: si spiega il contenuto degli articoli 16 e 66 (fondazioni private, tagli e blocco del turn over) della legge 133, ci si confronta sui metodi di protesta da adottare, si pianificano i prossimi appuntamenti. Spicca l’assenza dei docenti e dei ricercatori. L’unico ad intervenire è il prof Antonio Pioletti, ex Pro-Rettore d’Ateneo e ordinario di Filologia Romanza, che riceve lunghi applausi durante il suo intervento: “Sono contento di vedervi così numerosi. Questo deve essere l’inizio della lotta, perché mai in modo così esplicito è stato sferrato un simile attacco al diritto allo studio. Non possono essere le condizioni economiche di partenza di un individuo a decidere il suo destino. Non basta un giorno, ma neanche un mese di mobilitazione.” E conclude precisando: “Io sono qui come compagno di strada, ma purtroppo non posso assicurarvi l’appoggio di tutti i docenti.”
 
Sono quasi le dodici e mezza. Gli interventi degli studenti volgono al termine ma l’assemblea non è sciolta. Riprende forma il corteo. Si cerca di convincere studenti e professori che continuano le lezioni ad uscire, a prendere parte, a confrontarsi. In Auditorium è in corso una seduta di laurea della facoltà di Lettere, presieduta dal preside in persona. I manifestanti si fermano poco prima e lasciano che tutto si svolga con regolarità. Alla fine è lo stesso Iachello che raggiunge il corteo e invita gli studenti a rientrare in aula A1. Poco dopo, al dibattito si aggiunge il prof Nunzio Famoso, preside della facoltà di Lingue.
 
Differenti le posizioni dei due presidi in merito ai metodi di protesta da adottare.
“Ve lo dico sinceramente” – esordisce il prof Iachello – “a me non piacciono queste iniziative. Voi siete liberi di manifestare come meglio credete ma vi prego di basare le vostre proteste sulla loro efficacia. Evitate il blocco della didattica, così come avete fatto oggi con la seduta di laurea. Inventate forme di protesta e di proposta diverse”. Gli studenti faticano a comprendere le parole del preside. Qualcuno dal fondo dell’aula grida “E cosa propone lei?”. Una ragazza portavoce della manifestazione ribadisce: “Il blocco della didattica può essere un segno forte, un simbolo”. “Le cose simboliche non servono più” – ribatte il prof. Iachello – “i problemi dell’università sono annosi e non si possono risolvere così”.
Prende la parola il preside di Lingue prof Famoso: “Saluto con entusiasmo l’assemblea. Io non la penso come il prof Iachello; sono contento che voi manifestiate. È dal ’68 che non si vede tanta partecipazione da parte degli studenti e spero che questo movimento non sia frutto di un solo giorno, ma metta radici… Se l’occupazione e il blocco della didattica possono produrre un cambiamento in quello che sta succedendo, ben vengano. Io non li temo”.
Nel frattempo il preside Iachello abbandona momentaneamente l’aula seguito da un’ondata di fischi prontamente zittiti dai rappresentanti del Movimento, per poi tornare sui suoi passi e proseguire il confronto con gli studenti.
 
Il presidio dell’aula A1 continua anche oggi, col conseguente spostamento in altro luogo delle lezioni previste. Prossimi appuntamenti ufficiali: venerdì 24 assemblea cittadina convocata dalla facoltà di Lingue presso il Monastero, e giorno 30 corteo cittadino che partirà da piazza Roma alle 9. Proprio in funzione del corteo, il Movimento Studentesco (attraverso un documento redatto durante l’Assemblea di Scienze Politiche) ha chiesto al Senato Accademico e ai Consigli di Facoltà di sospendere in quel giorno l’attività didattica di tutto l’Ateneo.
 
 
 
 


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