Il dato viene fuori dalla classifica stilata dal quotidiano Il sole 24 ore. Secondo Cataldo Salerno, la graduatoria ogni anno favorirebbe gli atenei del Centro e del Nord, inducendo le famiglie a mandare i figli a studiare fuori. Messina si piazza al 35esimo posto, molto più indietro invece Catania e Palermo
Università, Kore di Enna la peggiore d’Italia Presidente: «È la più amata tra gli studenti»
«L’Antitrust a difesa delle università del Sud». È l’appello di Cataldo Salerno, presidente della Kore di Enna, ritenuta la peggiore d’Italia tra le università non statali, secondo la classifica stilata dal quotidiano Il sole 24 ore. Un risultato che secondo Salerno potrebbe definire l’ipotesi di turbativa del mercato. «Anno dopo anno a prevalere sono le università del Nord e del Centro Italia», dichiara il presidente della Kore.
Classifiche come quella del noto quotidiano economico, sarebbero anche alla base di molti giovani di lasciare casa per andare a studiare fuori dalla Sicilia. «Si inducono i giovani e le loro famiglie a scegliere gli atenei del Centro-Nord» attacca Salerno. Che poi difende l’operato della propria università, facendo riferimento alla soddisfazione di che la frequenta. «Siamo orgogliosi di essere al primo posto in Italia secondo la valutazione degli studenti e questo primato, l’unico che davvero riguarda la qualità degli atenei, nessuno ce lo può togliere», sottolinea. Luci e ombre anche per gli altri atenei siciliani. Se Messina con il 35esimo posto si piazza a metà graduatoria, registrando un miglioramento di cinque posizioni, a non passarsela bene sono le università di Catania e Palermo, rispettivamente al 54 e 55esimo posto sui 61 complessivi. Anche se nel caso di quello etneo va segnalato un piccolo passo avanti, con due posti guadagnati.
A lamentarsi delle valutazioni è anche il rettore palermitano Fabrizio Micari. «Non si tratta di dati aggiornati. Per quanto riguarda la ricerca il giornale utilizza quelli del periodo 2004-2010 e trascura stranamente quelli del periodo 2011-2014 resi noti alla vigilia di Natale dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca – critica Micari -. È accertato che le università meridionali sono risalite e quella di Palermo ha ottenuto una progressione del nove per cento. Mi chiedo che senso ha citare ancora dati vecchi». Per il rettore, nel successo o meno di un ateneo incide la posizione geografica. «Non a caso se la passano male le università isolane di Palermo, Catania, Cagliari e Sassari».
Critiche su cui si potrà sapere di più nei prossimi giorni. È la stessa testata giornalistica, infatti, che annuncia per la prossima settimana di «un dossier di documentazione in cui per ogni indicatore sono disponibili i dati» che hanno portato gli analisti a definire gli indicatori utilizzati per misurare la qualità della didattica e della ricerca.