Da quasi un anno, a Ragusa, disponiamo della nuova sede, edificata nell’antico convento di S. Teresa, in uno dei paesaggi più contrastanti della Sicilia. Quasi a rappresentare un’ ulteriore antitesi, la facoltà di lingue orientali sorge su un baluardo di quello che, il clero, deteneva una volta il totale potere sul sapere e sulla spiritualità…adesso, si offre ai nostri occhi come la possibilità di crescere, di confrontarsi, in un periodo dove proprio il diritto alla conoscenza dev’ essere nuovamente rivendicato, con le nostre piccole battaglie quotidiane.
Ogni giorno, bersagliati da messaggi fittizi di successo semplice, di idiozia “dorata”, l’ università diventa simbolo di una concreta voglia di evoluzione, nel senso positivistico del termine: il passato si unisce al nostro presente, ne diventa parte nella costruzione di qualcosa di migliore, che ci migliori.
Non poca paura, a chi si sforza di compiere un iter di arricchimento personale, dovrebbero fare i ‘nuovi’ miti che si impongono attraverso i mass-media: tutto sembra presagire un futuro simile a quello descritto dall’ autore di 1984…. nel 2006 sembra diventare realtà. Violenza alle nostre idee, alla nostra ragione, ai nostri diritti, ai nostri sogni e al nostro passato, soprattutto.
Ecco che l’ università, le università, i musei ,le biblioteche, i viaggi, la possibilità di comunicare e di ‘mediare’ umilmente i nostri pensieri e le nostre esperienze non sono altro che fortificare i filtri necessari con cui poter affrontare le tempeste dell’ esistenza…sì, sicuramente la voglia di allargare i propri orizzonti crea la possibilità di sradicare il fenomeno di un forzato conformismo, della massificazione delle idee per cui non siamo altro che burattini sorretti da un terrificante Mangiafuoco, in un teatro di favolose mistificazioni.
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