Uomo, figlio di un medico della provincia di Siracusa, ha frequentato il polo B di Medicina. Il cerchio si stringe attorno allo studente a cui è stata annullata la laurea. Per mettere in atto la truffa ha agito con la complicità di un autista, dipendente dell'ateneo catanese, e di un funzionario della segreteria. Il preside Gaetano Catania assicura: «Verranno controllati gli ultimi dieci anni di operato dei dipendenti coinvolti»
Unict, l’ex neolaureato è figlio di un medico I complici sono un autista e un funzionario
Le voci nei corridoi del dipartimento di Medicina si susseguono da questa mattina. Dopo che il rettore Giacomo Pignataro ha annullato una laurea conseguita lo scorso 22 ottobre a uno studente che aveva barato. Il ragazzo, infatti, non ha sostenuto 17 esami, circa la metà di quelli previsti dal suo corso di laurea, con la complicità di alcuni dipendenti dell’università etnea. «Non abbiamo ancora capito di chi si tratta – raccontano alcuni studenti – Si fanno diversi nomi, ma nessuno è certo». «Non è facile, anche perché in quella seduta di laurea ci sono almeno due o tre persone che hanno dato esami ai confini della realtà – aggiunge un altro – Tipo dieci materie in una sessione. Non c’è niente di strano. Le cose, a Medicina, vanno così». Ma il preside Gaetano Catania assicura: «Verranno controllati gli ultimi dieci anni di operato dei dipendenti coinvolti».
Eppure il cerchio si stringe: uomo, figlio di un medico della provincia di Siracusa, ha frequentato il polo B (gli studenti di medicina sono divisi in poli in base all’ordine alfabetico, presumibilmente il polo B comprende i cognomi tra le lettere F e O), avrebbe messo in atto la truffa con la complicità di un autista-dipendente Unict amico di famiglia. Così sarebbe arrivato a un funzionario della segreteria studenti di Medicina che avrebbe falsificato la carriera del ragazzo, attribuendogli 17 esami superati ma mai sostenuti. Il funzionario nega, ipotizza un furto di password ma, intanto, i due sono stati sospesi. E il caso passato alla procura di Catania.
Tutto comincia il 18 ottobre, prima della seduta di laurea incriminata, quando un gruppo di anonimi studenti di Medicina invia una lettera al preside Catania e ad altri docenti. La missiva però arriva solo a cose fatte, mercoledì 23 alle 9.30 e presto raggiunge anche la scrivania del rettore Pignataro. «L’indagine interna è durata appena un quarto d’ora. Alle 9.45 avevamo trovato i responsabili – racconta Catania – Salvina Zappalà, la responsabile della segreteria, ha subito collaborato sebbene fosse scossa. Così abbiamo trovato un fascicolo nascosto con il nome dello studente segnalato». Da lì alle prove della vicenda raccontata dagli studenti, il passo è stato breve. «Il rettore ci ha chiesto di controllare gli ultimi tre anni di attività di questo funzionario alla ricerca di eventuali casi simili – conclude Catania – Già questo è comunque un fatto che ci ha ferito in maniera gravissima, siamo tutti turbati. Cosa abbiamo insegnato a questi ragazzi? A imbrogliare?».
Nel frattempo sui social network piovono commenti sulla vicenda. Molti sottolineano il fatto che si tratti proprio di Medicina. «Avesse fatto un altro mestiere e vabbè… sbagliando s’impara, ma il medico avrebbe dovuto fare il medico, capito?», scrive Salvo Pistorio su Facebook. La replica non si fa attendere. «E quanto mi secca leggere le solite frasi “ah, fosse stata un’altra laurea ok, ma medicina no” – scrive Roberto Zito – Carusi, anche fingere di aver dato grammatica italiana è grave, ché poi la gente finisce a 40 anni a non saper scrivere frasi dotate di senso compiuto».