In questi giorni di celebrazioni agatine, via di Santa Barbara si è trasformata in una galleria d'arte. Arazzi particolari sono appesi ai fili che sporgono dai balconi. I teli verranno messi all'asta e il ricavato servirà ad acquistare delle telecamere. Guarda le foto
Una Sant’Agata non convenzionale nella mostra all’aperto Le opere di 16 artisti per «riqualificare Porta Garibaldi»
Mentre i devoti percorrono via Garibaldi verso piazza Duomo, due ragazze scattano un selfie sotto
gli arazzi appesi ai fili che sporgono dai balconi dell’ultimo tratto di via Santa Barbara. «Guarda», esclama un bambino invitando i genitori ad ammirare l’installazione artistica Le vie di Agata.
Una galleria d’arte all’aria aperta che vede l’esposizione delle opere di 16 artisti, siciliani e non, che
lungo la traversa che collega via Garibaldi a via Pozzo Mulino, hanno voluto rendere omaggio alla
patrona della città etnea.
Raffigurazioni non convenzionali rispetto all’iconografia più classica con cui viene rappresentata Sant’Agata: colori accesi, forme che richiamano quelle della corrente cubista, immagini stilizzate con rimandi astratti. Oltre alle interpretazioni più svariate della Santa, tra i teli rossi con enormi A dorate e quello con la scritta Semu tutti devoti tutti, trovano spazio anche le ispirazioni al dolce tipico delle celebrazioni agatine.
Promossa dall’associazione Acquedotte, presieduta dall’architetto
Giovanni Romeo, e dalla bottega di artigianato Tre vie handmade, la mostra è stata avviata lo scorso
2 febbraio con il patrocinio del comune di Catania e terminerà domenica prossima. «Anche se – lamenta il direttore artistico Vincenzo La Mendola a MeridioNews – per installare altre fonti di
illuminazione abbiamo dovuto chiedere la cortesia ai residenti». Ma al centro delle polemiche c’è
anche la mancanza di interesse dell’ente comunale a far sì che la mostra proceda per il meglio. «Stamattina la strada era piena di macchine parcheggiate ai lati
della strada». La solita inciviltà, dunque, che stavolta non trova neanche il supporto di chi deve
controllare. «Abbiamo chiamato i vigili urbani – spiega – ma non si sono degnati di venire. E il
progetto è stato realizzato con il patrocinio comunale».
Polemiche a parte, l’installazione si pone l’obiettivo di rendere omaggio a Sant’Agata, ma anche di accendere i riflettori su una zona del centro storico etneo poco valorizzata, nonostante il rilevante interesse storico- culturale. «Sotto via Santa Barbara – spiega La Mendola – si trovano i resti di una tricora romana», una struttura
in uso nell’architettura termale romana. «In
perfetta corrispondenza con la tricora abbiamo disegnato il profilo della struttura, così – continua – i turisti e i catanesi possono conoscerla».
Si tratta della seconda installazione artistica sulla via, dopo la mostra dei lenzuoli bianchi realizzata dall’artista Giuliano Cardella, le cui opere trovano spazio anche in questa rassegna
artistica. È di cartella, infatti, la raffigurazione della minna di Sant’Agata (la
cassatella). Accanto alle sue, ci sono le opere realizzate da Gabriella Accardo, Amennula, Giuliano
Cardella, Enrica Carnazza, Daniele Censabella, Crizzo, Alessandro Famà, Giuseppe Lisciotto in
collaborazione con Ester Rizzelli, Ljubiza Mezzatesta, Ramona Mirabella, Fulvia Morganti, Carla
Siracusano, Giuseppe Stissi, Sonja Streck, Margheri Teddi, Antonella Verzera.
La mostra punta poi anche alla riqualificazione di una zona molto cara all’associazione Acquedotte e
per la quale la stessa associazione ha presentato diversi progetti: Porta Garibaldi. «Da quando il
Comune ha chiuso i bagni pubblici – spiega La Mendola – quella zona è diventata l’urinatoio di chi trascorre i pomeriggi in piazza Palestro». Per questo l’associazione, dopo avere candidato – senza successo – il progetto per la democrazia partecipata, il 9 febbraio metterà le opere al pubblico incanto.
«Con il ricavato – dice il direttore artistico – intendiamo proprio riqualificare Porta Garibaldi». Sul piatto
ci sarebbe l’installazione di alcune telecamere per prevenire possibili atti di inciviltà e
vandalismo. «Ma tutto – conclude – dipende da riusciremo a ricavare dall’asta».