DALLA TRIBU' DI ZAMMU'/ una riflessione sulle nuove università indipendenti in Sicilia tratta dall'edizione palermitana di Repubblica inviataci da un frequentatore del nostro forum
Una facoltà per ogni campanile
Vi mando questo articolo dall’archivio dell’edizione di Palermo di Repubblica. Si tratta di un problema importante. Non so se lo avete affrontato. Che ne pensate ad esempio della nuova università “indipendente” di Enna?
“Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna e ora il comprensorio Cefalù-Madonie:10 mila allievi, 10 milioni di euro l´anno. Una facoltà per ogni campanile. Cinque poli decentrati, molte incognite sugli sbocchi”, di TANO GULLO
L´università fa cinquina. L´ultimo consorzio è nato nel comprensorio Cefalù-Madonie. Così diventano cinque le sedi delle facoltà decentrate in tutta la Sicilia. Le altre quattro sono a Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna. I poli universitari periferici, che assorbono complessivamente 10 milioni di euro all´anno, sono frequentati da 10 mila studenti, circa il 7 per cento del totale degli iscritti nei tre atenei storici. La tendenza, che ha avuto formale riconoscimento dall´Ars, viene vista come una benedizione dal cielo dai tre rettori siciliani, che temono il collasso delle strutture a Palermo, Catania e Messina, ormai non più in grado di gestire i 150 mila giovani che vi orbitano. Non solo, ma il rettore palermitano Giuseppe Silvestri prevede un nuovo boom a media scadenza.
«Guardando al dato degli abitanti della Sicilia, ben cinque milioni – dice – non è difficile azzardare l´ipotesi che gli universitari possano lievitare a 225 mila nei prossimi anni. E allora il decentramento diventa l´ancora di salvezza per tutti». Il governo regionale, da parte sua, delinea il quarto polo universitario isolano a rete: cioè un collegamento tra i cinque consorzi esistenti e gli altri che dovessero aggiungersi. Già si ipotizzano statuti e meccanismi gestionali a rotazione. Il nuovo assetto dovrebbe essere definito nel giro di un paio di anni.
L´escalation in provincia non è senza ombre. Sedi rabberciate, aule insufficienti, rete informatica carente, docenti part time quando va bene, improvvisati quando va male, ricerca approssimativa, corsi doppione, studenti senza supporti di segreteria. Il problema principale però è quello degli sbocchi: non sempre le lauree sono mirate alla capacità di assorbimento del territorio. Per fare un esempio, dove troveranno collocazione gli oltre mille laureandi in Relazioni pubbliche di Caltanissetta? Il titolo in pergamena servirà solo per addobbare le pareti di casa o può essere passe-partout per il lavoro? Salvatore D´Aleo, presidente del corso, è ottimista. «Il target dei nostri laureati è rivolto alla pubblica amministrazione. Ormai è la comunicazione che fa andare avanti le idee e i progetti. Un´altra boccata di ossigeno è arrivata dall´equiparazione della nostra laurea con quella in Scienze politiche, che schiude le porte ai concorsi». Il polo nisseno è l´unico a ospitare corsi di tutti e tre gli atenei siciliani.
Edward Luttwak, consulente del governo americano, invitato a inaugurare il nuovo anno accademico ad Agrigento, è stato categorico. «Se l´Ateneo vuole decollare – ha detto – deve volare alto. Qualità eccellente nella ricerca e nella didattica e soprattutto capacità di coprire segmenti vergini di mercato». Lo studioso ha suggerito di fare ad Agrigento un centro formativo per la salute nel Mediterraneo, in modo da pescare studenti in un bacino di 400 milioni di abitanti. «Se si offre qualità, non sarà difficile intercettare una buona parte di quelli che oggi vanno a studiare in Inghilterra e nei Paesi nordici». «In ogni caso – ha concluso Luttwak – è indispensabile coinvolgere i privati. In America i vertici universitari impiegano gran parte del loro tempo a reperire fondi. Ad esempio, sono stati mai chiesti finanziamenti agli agrigentini che hanno avuto successo nel mondo?». È sicuramente più facile battere cassa negli enti – Province, Comuni, Camere di commercio – che di solito formano la base societaria dei consorzi. A Trapani l´unico doppione è un corso di Giurisprudenza; gli altri quattro propongono materie «scoperte» altrove: Relazioni industriali, Relazioni sociali, Archeologia marina (non riconosciuto da Palermo), Vitinocoltura.
Ma le nuove lauree non garantiscono di per sé l´accesso al mondo del lavoro. «Magari fosse così semplice – dice Maurizio Sidoti, vice dirigente amministrativo dell´Ateneo palermitano e responsabile del polo trapanese – La verità è che si può formare il miglior laureato possibile ma, se poi il territorio è depresso, c´è ben poco da fare. A Trapani gli studenti sono seguiti, gli studi sono a misura d´uomo, il clima intellettuale è stimolante, ma poi bisogna fare i conti con quello che offre la società, economica e no». Quindi, ancora una volta, valigia pronta per andare a tentare la fortuna altrove, anche con le lauree differenziate? «È amaro dirlo – risponde Sidoti – ma spesso è così. A meno che non ci si arrangi con le consulenze a livello locale. Piccolo cabotaggio per sopravvivere».
A Enna, che detiene il record con 2.700 iscritti, puntano sulle attività di studio post-laurea. «L´esclusività dei corsi – dice il presidente Cataldo Salerno – master di formazione e dottorati di ricerca devono essere orientati a creare nuove professionalità al fine di scongiurare la disoccupazione culturale, che purtroppo incombe anche in un momento in cui proliferano nuove iniziative universitarie».
A Cefalù i 300 studenti hanno rischiato di vedersi trasferire a Palermo il corso per «operatore del turismo culturale» a causa della cronica carenza di locali. Finora le lezioni si sono tenute in quattro sedi diverse, una delle quali nella frazione di Sant´Ambrogio. «Il peggio comunque è passato – dice il responsabile Giuseppe Cusimano – Ora con il consorzio, cui prendono parte 21 Comuni, l´ente Parco e la Provincia, le prospettive dovrebbero migliorare». C´è chi però con i poli ha già fatto affari d´oro. I proprietari di case nel centro storico di Caltanissetta, per primi. Un appartamento di tre vani senza riscaldamento si affitta a 250 euro al mese. «Ma il fatto più importante – dice Maurizio Vancheri, presidente del consorzio nisseno – è che l´Università ha animato il centro storico». In molti sperano che animi anche il mercato del lavoro. (hanno collaborato Daniela Accurso, Paola Castiglia e Sergio Nigrelli)