DA LA SICILIA/ Una lettera pubblicata ieri sul quotidiano locale offre un'immagine assai poco lusinghiera del nostro Ateneo. Vorremmo sapere se è vero- L'Ateneo risponde (molto brevemente) a proposito della convenzione antiracket
Una domanda al Magnifico Rettore
Sono un imprenditore di Catania e quindi inserito nel tessuto socio economico di questa città! La mia educazione è strettamente legata al rispetto delle regole e della legalità. Purtroppo in questa città, essere imprenditore si associa molte volte all’accettazione supina del taglieggiamento.
Per quel che dicevo prima, la mia mentalità non accetterà mai di piegarsi a ricatti di qualunque genere. A settembre 2004 sono stato raggiunto da diverse telefonate anonime da parte di delinquenti che miravano ad intimorirmi. La mattina ho ricevuto la telefonata, il pomeriggio ero alla caserma dei carabinieri a sporgere denuncia per quel che accadeva. Tutto quel che è seguito non posso raccontarlo perché (a tutt’oggi) è motivo d’indagini da parte delle autorità preposte.
Non ricordo quando, ma un giorno mi son ritrovato davanti al televisore e un’emittente locale durante il telegiornale dava la notizia (con un filmato) che l’associazione commercianti, l’università e alcune organizzazioni sindacali, in un riunione comune, sollecitavano i commercianti a non pagare il pizzo perché tutte le strutture avrebbero sostenuto e garantito un’elevata copertura a tutti i livelli. Inoltre l’università, nella persona del dr. Latteri (che era presente) dichiarava (ed era operativa l’operazione) che così come tutte le altre università siciliane, i figli di commercianti o imprenditori catanesi che denunziavano taglieggiamenti o altra dalla delinquenza catanese sarebbe stati esentati dal pagamento delle tasse universitarie.
Avendo due figli iscritti all’università, sono andato in segreteria per avere ulteriori ragguagli, ma nessuno sapeva nulla. Sono stato in associazione commercianti e anche lì son caduti dalle nuvole. Ho chiesto informazioni a persone che sono nel senato accademico e anche lì nulla. Mi sono ricordato che alla manifestazione era presente il Centro Pio La Torre, quindi ho telefonato e finalmente lì mi hanno dato le informazioni, che mi hanno lasciato allibito.
Infatti, sia l’università di Palermo sia quella di Messina, sia quella di Enna hanno attinto a una legge nazionale che dà la possibilità di non far pagare le tasse universitarie a coloro i quali sono taglieggiati e hanno denunziato il fatto. L’unica università che non l’ha fatto è quella di Catania! Ora mi domando? In prima linea dobbiamo stare noi imprenditori che investiamo, rischiamo, denunciamo, ecc. ecc…. Le istituzioni preposte sono buone solo a fare le conferenze stampa e anche se hanno le possibilità non sanno legiferare?
Per amor della verità debbo elogiare l’Arma dei carabinieri che s’è immediatamente attivata ed è stata sempre vicina a me e alla mia famiglia, dandomi la sensazione d’essere veramente tutelato. Questo dovrebbero fare tutte le istituzioni e allora sì che tutti andrebbero a denunziare i loro taglieggiatori.
Spero che la mia denunzia sortisca l’effetto di sollecitare tutte le persone a ribellarsi alle pressioni cui sono soggette! (Lettera firmata)